Articolo di Maria Veronica Policardi - Migrantes Lampedusa
(9 febbraio 2016) - La croce di Lampedusa è l'opera realizzata dall'artista britannica Béa Kayani durante il suo soggiorno appena trascorso sull'isola e nata dall'incontro e dalla collaborazione con l'ebanista locale Francesco Tuccio.
Béa è un’artista contemporanea che lavora viaggiando per il mondo e che utilizza varie forme espressive, quali la pittura, il video e la fotografia, per comunicare una personale percezione di alcuni aspetti naturali, architettonici, umani e politici che hanno catturato la sua sensibilità. Con un interessante tocco di astratto e figurativo realizza delle vere e proprie opere multimediali. La scelta di Lampedusa arriva dopo l’esperienza in un altro confine, Calais, quello della Francia verso l’Inghilterra. A degli attenti ascoltatori isolani che trascorrono con lei una particolare serata, la giovane spiega con poche e semplici parole che proprio partendo da quell’esperienza è stata più forte la curiosità di conoscere l’isola, di capire se la sua gente fosse diversa e di raccontare, quindi, non solo la storia del viaggio dei migranti, ma anche quella di Lampedusa e del cuore dei suoi abitanti. Colpita dal significato delle croci realizzate con il legno delle barche sulle quali viaggiano, ne contatta l’autore, Tuccio e chiede una possibile collaborazione. Finalmente, negli ultimi giorni di gennaio arriva sull’isola per vedere con i propri occhi quello che la sua anima voleva già rappresentare. Lasciandosi riscaldare dal sole e trasportare dal vento, gira per le strade, si presenta alla gente e, grazie al sostegno degli uomini e delle donne della parrocchia, partecipa alle riunioni in chiesa, collabora con i gruppi solidali, conosce operatori impegnati nell’accoglienza e fa esperienza dell’arrivo di migranti al molo Favarolo. Proprio la sera in cui si trova al molo, si convince ancora di più che Lampedusa non è Calais, che su questo confine è tutto più tranquillo e molto più umano. Così, accolta anche lei con affetto dai lampedusani, assorbe l’energia giusta che gli permette di realizzare assieme al “falegname delle croci” questo pannello alto più di due metri e largo meno di due, usando vernice, carbone, sabbia e carta, dove è incastonata una croce fatta con il legno dei barconi. Ripete Béa: “Lampedusa è diversa. È calore, cura e compassione”.
L’installazione donata a Lampedusa è adesso esposta all'interno della sede dell'Area Marina Protetta Isole Pelagie; della sua sistemazione si è occupato personalmente il vicesindaco Damiano Sferlazzo. “Lampedusa è oggi simbolo di un valore umano - spiega Sferlazzo - che ha contribuito a creare un percorso da seguire in un’epoca di chiusura umanitaria ed è quindi con orgoglio che riceviamo questi contributi di pregio e cultura con cui onorare le pagine della nostra storia recente”.
Béa Kayani lascia con tristezza l’isola, ma il suo non è un addio: su questo piccolo pezzo di terra, che lei non riesce nemmeno a trovare sulla mappa, ha conosciuto una grande famiglia. (Maria Veronica Policardi - Migrantes Lampedusa)