Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nella misericordia - Liturgia - 13 dicembre
III domenica di Avvento - Corona di Avvento
III domenica di Avvento - Corona di Avvento
Corona di Avvento
Adottata da secoli e derivante da tradizione non cristiane, la corona d’Avvento si presta ad essere un simbolo ricco e ospitabile nella liturgia cattolica[1]. Preparata con diversa foggia e fattura, conserva una chiara simbologia fondamentale:
- un sostegno circolare, richiamo all’attesa per il ritorno del Cristo;
- la presenza di rami di alberi sempreverdi, segno della speranza di vita testimoniata da questi vegetali in mezzo ad alberi che paiono morti o dormienti, in attesa della primavera;
- l’assenza di fiori, più tipici del tempo di Natale: l’Avvento è attesa, non punto d’arrivo;
- quattro candele (tre viola e una rosa): il tempo avanza, la luce aumenta e nell’amore consuma chi dona la vita. Le candele sono tradizionalmente dedicate a quattro tipiche figure dell’attesa messianica: i profeti, Betlemme, i pastori, gli angeli;
- l’accendersi progressivo della luci: richiamo alla memoria delle tappe della storia della salvezza, fino al sorgere del sole di giustizia (cf. Ml 3,20; Lc 1,78).
La sua collocazione in chiesa deve essere attenta: non sia mai posta sull’altare, ma in un luogo scelto nell’aula liturgica, magari davanti all’altare o all’ambone, su un supporto adatto.
Si può trovare nelle schede liturgiche predisposte per ogni domenica il rito del lucernario adattato ad ogni celebrazione, con una monizione e l'antifona.
[1] Per ulteriori approfondimenti si veda: G. VENTURI, La corona d’Avvento. Attualità di una tradizione natalizia, Padova, Edizioni Messaggero, 2001. Da questo testo sono stati liberamente presi e rielaborati i testi
Si può trovare nelle schede liturgiche predisposte per ogni domenica il rito del lucernario adattato ad ogni celebrazione, con una monizione e l'antifona.
[1] Per ulteriori approfondimenti si veda: G. VENTURI, La corona d’Avvento. Attualità di una tradizione natalizia, Padova, Edizioni Messaggero, 2001. Da questo testo sono stati liberamente presi e rielaborati i testi