Articolo di Maria Veronica Policardi, operatrice Ai.Bi. Lampedusa
(6 novembre 2015) - Chi vive a Lampedusa da cosa può capire che l’Europa inizia da qui? Cosa potrebbe voler dire la frase scritta su un lenzuolo esposto il 3 ottobre 2014 al Porto Nuovo: “Noi non siamo europei”? Sono state queste le due domande a cui hanno risposto, martedì 3 novembre, gli studenti delle classi terze del Liceo Scientifico “E. Majorana” di Lampedusa, all’interno di un incontro-dibattito svoltosi presso il salone della “Casa della Fraternità”, alla presenza di mons. Gian Carlo Perego, Direttore Generale della Fondazione Migrantes e del sindaco Giusi Nicolini. Introdotti dal loro dirigente scolastico prof.ssa Rosanna Genco e moderati dall’operatore Migratens dott. Germano Garatto, i ragazzi hanno espresso le loro idee, le loro riflessioni, ma anche la loro rabbia e la loro speranza, intorno al tema: “L’Europa comincia a Lampedusa”.
Nei giorni preparatori all’incontro, il formatore Garatto ha chiesto agli studenti quali sono i segni e i segnali che una persona che vive a Lampedusa coglie o almeno percepisce e che lo portano a capire che l’Europa inizi proprio da quest’Isola. Attraverso dei pensieri e delle poesie prima, dei cartelloni esplicativi dopo, i liceali hanno più volte sottolineato il fatto che Lampedusa si sia trovata da sola nel momento del bisogno e che la sensazione di molti giovani sia quella di non sentirsi europei, perché non hanno capito cosa l’Europa faccia per loro e per questa gente che gli è passata accanto. Vivere su quest’Isola, con il mare cristallino che la circonda, è bellissimo, ma sapere che vicino a loro, non lontano da questo mare, molte persone muoiono, fa rabbia. Sono consapevoli di quanto accade oggi nel mondo e pur non vivendolo sulla loro pelle, perché questo fenomeno non è solo prerogativa di Lampedusa, si sentono in dovere di fare qualcosa al di là delle decisioni europee. In questa loro consapevolezza la scuola ha un importante compito: “In essa si affrontano un po’ tutte le tematiche – chiude il momento iniziale la preside – e sicuramente la tematica interculturale vi darà la possibilità di approfondire voi stessi e diventare veramente cittadini del mondo, con l’aiuto degli adulti che vi formeranno durante il cammino”. Subito dopo la Nicolini e mons. Perego sono stati chiamati a riflettere intorno alle questioni sollevate dai ragazzi e a rischiarare i loro dubbi. “Lampedusa è l’inizio e la fine – spiega il sindaco – dipende sempre dai punti di vista. Sicuramente per noi che ci viviamo, che sentiamo di stare ai margini e che facciamo i conti con le numerose problematiche che comporta l’essere così lontani, Lampedusa è la fine. Allo stesso tempo è l’inizio, perché siamo ricchi di opportunità: gli incontri che facciamo qui, in questa terra dove passa l’umanità, sono tanti. Abbiamo la responsabilità – insiste la Nicolini – di dire inizialmente all’Italia, poi all’Europa ma anche al resto del mondo, quello che noi abbiamo già compreso, perché ne abbiamo fatto esperienza quotidiana. Il dilemma di essere l’inizio e la fine si risolve dando centralità all’Isola”. Sulla stessa linea prosegue Perego: “Non diciamo ‘L’Europa inizia da Lampedusa’ perché sarebbe solo un’affermazione geografica, ma diciamo ‘Lampedusa è l’inizio dell’Europa’, perché con la sua capacità, con la sua bellezza, con le sue risorse può insegnare un modo diverso di accogliere. L’Europa per crescere non ha bisogno di respingere le persone, ma di tutelare i loro diritti. Questo non basta solo scriverlo sulle carte e questo diritto non si tutela attraverso dei luoghi chiusi. Ecco che Lampedusa insegna all’Europa che questo diritto deve essere esigibile. Se Lampedusa è tornata ad essere un luogo chiuso, un hotspot, dobbiamo reinterpretare anche la nostra vocazione in funzione di esso, a come fare in modo che questi pochi giorni di permanenza diano l’idea di una terra diversa da quella da cui stanno scappando. Una persona in fuga ha bisogno di essere ascoltata e tutelata. Solo quest’anno – conclude il direttore della Migrantes – Lampedusa ha contato 19.000 arrivi, tornando a essere il porto che ha accolto più profughi, la maggior parte dei quali non ha nemmeno visto. Da Lampedusa occorre costruire il valore del cammino, della libera circolazione, dell’accoglienza, di quella che per la maggior parte dei profughi rappresenta una sosta. Tutto ciò che chiude, che interrompe, non dà futuro”.
A ogni intervento è seguito un canto/preghiera di alcuni componenti del coro multietnico della Migrantes di Messina, accompagnati dal diacono Santino Tornesi, presenti in questi giorni sull’Isola per animare, con racconti e musiche, le attività iniziali del progetto educativo “Il viaggio della vita” della Fondazione Migrantes. Dopo questo semplice e significativo incontro, a risuonare nella mente di molti partecipanti non saranno solo le loro emozionanti melodie che hanno permesso di immergersi nel tema, ma soprattutto una frase letta da uno dei ragazzi: “A un bambino che non potrà realizzare i propri sogni, non potremmo mai dire … l’Europa inizia da qui”!
(Maria Veronica Policardi, operatrice Ai.Bi. Lampedusa)