29 novembre
I Domenica di Avvento   versione testuale

L’attesa trasfigura la vita umana

O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli.
(Colletta)
 
 
I Primi vespri
Il tempo di Avvento è inaugurato dai primi Vespri.
Si suggerisce dunque di valorizzarne la celebrazione comunitaria, in particolare avendo cura di celebrare il rito del lucernario e l’accensione delle prima candela della Corona d’Avvento (vedi scheda).
 
 
L’Eucaristia
Il gruppo liturgico o il celebrante che prepara la liturgia della domenica abbia a cuore di introdurre debitamente la comunità nel nuovo tempo di Avvento. Questo obiettivo non sia affidato al solo linguaggio verbale: seppur utile, esso non è sufficiente. Alla scrittura di monizioni brevi ed evocative, mai improvvisate, si aggiunga l’adeguata organizzazione di un programma di canti e musica, l’ornamento floreale, l’uso scelto dell’impianto luminoso e del tono della liturgia tutta.
 
La sobrietà del tempo di Avvento non è quella tipica del cammino quaresimale – durante il quale è proibito ornare l’altare con fiori. Si tratta qui invece di tradurre l’atmosfera dell’attesa, evitando di anticipare la gioia del Natale (OGMR 305). Si ricorda che i fiori possono preferibilmente esser posti accanto all’altare, piuttosto che sopra la mensa. Il Messale è molto chiaro poi nel chiedere che la mensa dell’altare sia riservata a ciò che serve per la Messa (OGMR 306).
 
Nel tempo d’Avvento, i riti di ingresso sono più sobri (non si canta il Gloria). Per questo è possibile, senza appesantire il ritmo celebrativo, curare maggiormente la processione d’ingresso e celebrare il lucernario con l’accensione della candela nella Corona d’Avvento.
 
Per l’occasione, si potrebbe formare la comunità a vivere la processione d’ingresso come segno della venuta del Signore in mezzo al suo popolo. I segni che sono recati dai ministri ne annunciano la presenza: la croce, l’incenso, la luce, la Parola. L’incedere ordinato e calmo verso l’altare crea unità e ripete il cammino del popolo e dei discepoli verso la Terra promessa. Il canto e la musica permettono all’assemblea di trovare il clima adeguato e di essere introdotta nello spirito del tempo liturgico. La durata del canto deve essere calibrata sui tempi delle azioni previste, non meno, ma neppure di più.
 

Prima dell’inizio della liturgia, un lettore – non dall’ambone – potrebbe offrire una monizione d’inizio, con queste o simili parole:
 
“Iniziamo oggi il tempo di Avvento.
Tra pochi giorni esso si arricchirà di significati, grazie al Giubileo della Misericordia, che il Santo Padre, papa Francesco, inaugurerà l’8 dicembre e che nelle chiese giubilari della nostra Diocesi inizierà il 13 dicembre. Dio, il misericordioso, ci attende e nell’attesa apre alla speranza. Accogliamo la processione di ingresso con il canto…”.
 
Se non si è svolto nella celebrazione dei Primi Vespri, si può tenere il rito dell’accensione della corona prima dell’atto penitenziale, come indicato nella scheda. 
 
Per tutto il tempo di Avvento si potrebbe adottare costantemente la seconda formula per l’atto penitenziale, per il suo riferimento nello stretto dialogo tra celebrante e assemblea al tema della misericordia.
 
Presidente:
All’inizio di questa celebrazione eucaristica chiediamo la conversione del cuore, fonte di riconciliazione e di comunione con Dio e con i fratelli.
 
Oppure:
Umili e penitenti come il pubblicano al tempio,
accostiamoci al Dio giusto e santo,
perché abbia pietà anche di noi peccatori.
 
Si fa una breve pausa di silenzio. Poi il sacerdote dice:
Pietà di noi, Signore.
Contro di te abbiamo peccato.
Mostraci, Signore, la tua misericordia.
E donaci la tua salvezza.
 
Segue l’assoluzione.
Dio onnipotente abbia misericordia di noi,
perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.
Amen.
 

Per la preghiera universale – o preghiera dei fedeli – sarebbe riduttivo scegliere di adottare un formulario già preparato in anni precedenti, che non risenta del tempo speciale che si sta vivendo. Pur non essendo ancora iniziato il Giubileo, è bene far risuonare l’implorazione della misericordia di Dio sulla Chiesa, sui ministri dispensatori di misericordia, non dimenticando le necessità della Chiesa, del mondo intero e della comunità particolare. È opportuno adottare l’invocazione: “Mostraci, Signore, la tua misericordia”.
 

 
Si suggerisce la scelta del Prefazio d’Avvento I, opportuno per l’efficacia con la quale l’eucologia articola l’attesa della duplice venuta del Cristo – tema che potrebbe essere anticipato nell’omelia.
 
Al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana
egli portò a compimento la promessa antica,
e ci aprì la via dell’eterna salvezza.
Verrà di nuovo nello splendore della gloria,
e ci chiamerà a possedere il regno promesso
che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa.
 
Non si dimentichi di concludere la celebrazione con la Benedizione solenne prevista per il tempo di Avvento (MR, p. 428).
 
Si esorti inoltre nel contesto dei brevi avvisi finali alla preparazione del Giubileo della misericordia, vivendo la Domenica anche come
 
occasione per dedicarsi alle attività di misericordia, di carità e di apostolato. La partecipazione interiore alla gioia di Cristo risorto implica la condivisione piena dell’amore che pulsa nel suo cuore: non c’è gioia senza amore! Gesù stesso lo spiega, ponendo in rapporto il “comandamento nuovo” con il dono della gioia: “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia con voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati” (Gv 15,10-12). L’Eucaristia domenicale, dunque, non solo non distoglie dai doveri di carità, ma al contrario impegna maggiormente i fedeli “a tutte le opere di carità, di pietà, di apostolato, attraverso le quali divenga manifesto che i fedeli di Cristo non sono di questo mondo e tutta via sono luce del mondo e rendono gloria al Padre dinanzi agli uomini (Dies Domini, 69)