Articolo di Mariella Guidotti - Migrantes Agrigento
(8 ottobre 2015) - “Ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare. Perché ciò che è accaduto non si ripeta più” disse Papa Francesco a Lampedusa l’8 luglio 2014.
Purtroppo le tragedie in mare non sono cessate e la lista delle vittime dei naufragi è aumentata in maniera esponenziale. Mai prima d’ora così tante persone hanno rischiato e perso la vita per raggiungere l’Europa via mare. Dall’inizio di quest’anno, 432mila migranti sono sbarcati sulle coste sud dell’Europa, mentre la marcia lungo la nuova rotta dei Balcani e le serrate di molti paesi, con l’innalzamento di muri e barriere, hanno attirato l’attenzione mondiale.
Questo movimento di persone sta producendo un cambiamento epocale: un cambiamento peraltro già in atto da tempo, che richiede adeguata preparazione oltre che nuova capacità di accoglienza e solidarietà. Purtroppo serpeggiano tante paure, talvolta indifferenza, indice forse di un difetto di speranza.
Per questo domenica scorsa 4 ottobre, nella chiesa di S. Domenico ad Agrigento, si è tenuta la celebrazione della “Giornata della Memoria e dell’Accoglienza” con il tema “Nel segno della Speranza”, quella che sgorga dalla luce della Pasqua, quando la Vita ha vinto la morte. Irreversibilmente.
L’occasione di questa celebrazione è stata offerta dall’omonima Giornata nazionale, istituita per ricordare tutti i migranti morti nel tentativo di fuggire da persecuzioni, dittature, guerre e miseria, nonché tutti gli uomini che per salvarli mettono a rischio la propria vita.
Durante la celebrazione, intessuta di canti, testimonianze e con al centro la Parola di Dio, è stato significativo il racconto di Letay, una giovane donna eritrea arrivata a Lampedusa sette anni fa con una barca insieme a 450 migranti.
È stata la prima volta di una preghiera ecumenica, preparata insieme a rappresentanti delle comunità ortodossa e pentecostale, per imparare a vivere insieme questa città, come protagonisti di nuove relazioni di reciproca accoglienza.