(17 settembre 2015) - Quando Huyssam è partito dalla Somalia non era ancora nato. Era al sicuro, protetto dal grembo della mamma, che aveva deciso che non dovevano essere guerra e disperazione le prime immagini del mondo da offrire al proprio piccolo. Quando ha aperto per la prima volta i suoi occhietti confusi, Huyssam ha visto il mare. E tanta gente attorno. Quegli occhi hanno acceso la speranza, sul barcone che dalla Libia stava trasportando lui, la mamma sofferente, quel dentista siriano guidato nelle sue azioni da chissà quale angelo e tutti gli altri compagni di viaggio, verso l’Europa che litiga, studia, apre e chiude le barriere di fronte al grande esodo del nuovo millennio. Huyssam è sbarcato a Messina insieme ad altre 281 persone, con lui si arriva a oltre ottomila dall’aprile scorso. Ma quel piccolo fagotto avvolto in una coperta rossa e bianca è molto più di un numero. Non avrebbe potuto esserci modo migliore per colmare il terribile vuoto che trafigge lo sguardo posato su quella sedia di legno piazzata proprio davanti alle due navi attraccate al molo Marconi: il pattugliatore della Marina croata “Andrija Mohorovicic” ed il “Monte Cimone” della Guardia di finanza italiana. Quella sedia di legno è il posto occupato “riservato” a chi c’è sempre stato e non c’è più. Ricorda Omayma, il cui cuore ha smesso di battere la sera dell’ultimo sbarco, preso a bastonate da chi alla straordinarietà dell’accoglienza ha contrapposto la brutalità dell’intolleranza. Omayma c’era anche stavolta e forse si sarebbe commossa anche lei di fronte alle manine già così cresciute del bimbo venuto dal mare. Poi, asciugate le lacrime, avrebbe continuato a fare il suo mestiere, così come continuano sbarco dopo sbarco, con l’ormai consueta ma mai banale efficienza, tutti gli uomini e le donne che sono preziosi ingranaggi della macchina dell’accoglienza dello Stretto, dai controlli sanitari alla prima accoglienza. I minori sono 40, quelli non accompagnati 25. Statistiche che si aggiornano, per qualcuno. Nuove pagine di un libro di storia che continua a scriversi giorno dopo giorno e di cui non si riesce ad immaginare quanti capitoli possano ancora rimanere. Quei piedi nudi che si succedono sul caldo asfalto della banchina del porto, sotto lo sguardo curioso, vicino ma che più distante non potrebbe essere, dei croceristi coccolati dal lusso della Msc di turno, rendono difficile intuire un lieto fine, all’ultima, ancora indecifrabile pagina di questo libro. Ma poi bastano due piedini, quelli di Huyssam, figlio del mare che oltre la morte riesce a regalare vita e futuro, per accendere una luce che nessuno, oggi, può pensare di spegnere. (Elena De Pasquale - Migrantes Messina)