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Allocuzioni del Santo Padre agli uditori della Rota Romana
È un appuntamento abituale l’incontro del Papa con i giudici della Rota romana, i difensori del vincolo e il personale del tribunale apostolico, nonché gli avvocati e procuratori ammessi a patrocinare davanti allo stesso. Di seguito si inseriscono i link per consultare le allocuzioni di Benedetto XVI (dal 2006 all’anno corrente) accompagnati da una breve sintesi.
(Francesco, Allocuzione agli uditori della Rota Romana, 23 gennaio 2015)
Nella sua seconda allocuzione del 23 gennaio 2015, Francesco, evidenziando «la crisi dei valori nella società» già messa in luce da Paolo VI, ha affermato che «la crisi del matrimonio è non di rado alla sua radice crisi di conoscenza illuminata dalla fede». Per questo non è possibile non tener conto del «contesto di valori e di fede» in cui si forma l’intenzione matrimoniale ai fini della validità del consenso espresso. Ai giudici spetta dunque la «difficile missione» di «non chiudere la salvezza delle persone dentro le strettoie del giuridicismo» e di evitare «sofismi lontani dalla carne viva delle persone in difficoltà» (cfr. L’Osservatore Romano, 24 gennaio 2015, p. 1).
(Francesco, Allocuzione agli uditori della Rota Romana, 24 gennaio 2014)
La dimensione giuridica e la dimensione pastorale del ministero ecclesiale non sono in contrapposizione, perché entrambe concorrono alla realizzazione delle finalità e dell’unità di azione proprie della Chiesa. L’attività giudiziaria ecclesiale, che si configura come servizio alla verità nella giustizia, ha infatti una connotazione profondamente pastorale, perché finalizzata al perseguimento del bene dei fedeli e alla edificazione della comunità cristiana.
(Benedetto XVI, Allocuzione agli uditori della Rota Romana, 26 gennaio 2013)
Nella sua ottava allocuzione del 26 gennaio 2013, Benedetto XVI spiega che la scelta dell’uomo e della donna di «legarsi con un vincolo che duri tutta la vita» non è in contrasto con la libertà e l’autonomia della persona; anche se per comprenderla in pieno e realizzarla nella sua concretezza c’è bisogno della luce della fede che «rende l’uomo capace del dono di sé» (cfr. L’Osservatore Romano, 27 gennaio 2013, p. 7).
(Benedetto XVI, Allocuzione agli uditori della Rota Romana, 21 gennaio 2012)
La settima allocuzione, del 21 gennaio 2012, mette a tema la retta interpretazione della legge canonica, anche in ordine alla sua applicazione in ambito matrimoniale. Si tratta di un aspetto primario del ministero del giudice. L’interpretazione della legge canonica è strettamente legata alla concezione stessa della legge della Chiesa e deve avvenire nella Chiesa. Nell'ambito delle leggi riguardanti l’atto costitutivo del matrimonio e la sua consumazione e la ricezione dell’Ordine sacro, e di quelle attinenti ai rispettivi processi, la sintonia con il vero senso della legge della Chiesa diventa una questione di ampia e profonda incidenza pratica nella vita delle persone e delle comunità e richiede una speciale attenzione.
(Benedetto XVI, Allocuzione agli uditori della Rota Romana, 22 gennaio 2011)
La sesta allocuzione, del 22 gennaio 2011, vuole soffermarsi a considerare la dimensione giuridica che è insita nell'attività pastorale di preparazione e ammissione al matrimonio, per cercare di mettere in luce il nesso che intercorre tra tale attività e i processi giudiziari matrimoniali. Un duplice oggetto, dunque: da un lato, l'intrinseca dimensione giuridica dell'attività pastorale di ammissione alle nozze; dall'altro il nesso coerente che deve intercorrere tra tale attività e l'attività giurisdizionale in materia matrimoniale.
(Benedetto XVI, Allocuzione agli uditori della Rota Romana, 29 gennaio 2010)
La quinta allocuzione, del 29 gennaio 2010, riflette intorno al rapporto per così dire circolare fra diritto, carità e giustizia sottoposto al criterio della ricerca e del riconoscimento della verità, eluso il quale viene oscurata la stessa essenza del matrimonio e perde il suo senso pure l'attività del giudicare.
(Benedetto XVI, Allocuzione agli uditori della Rota Romana, 29 gennaio 2009)
Nella quarta allocuzione, quella del 29 gennaio 2009, il Papa riprende (con una certa preoccupazione circa il loro effettivo recepimento) i criteri in merito alla incapacità psichica al matrimonio forniti da Giovanni Paolo II nelle sue allocuzioni alla Rota Romana per gli anni 1987 e 1998, sia quanto alla necessità di una seria forma di anomalia come elemento distintivo di un'autentica incapacità, sia quanto all'esigenza che la capacità del soggetto vada commisurata con ciò che per il matrimonio è essenziale.
(Benedetto XVI, Allocuzione agli uditori della Rota Romana, 26 gennaio 2008)
La terza allocuzione, del 26 gennaio 2008, è dedicata alla riflessione sul valore della giurisprudenza rotale, soprattutto in vista di un'amrninistrazione della giustizia secondo parametri uniformi relativamente a quanto è essenziale, evitando il rischio della formazione di tendenze giurisprudenziali che, invece di rappresentare utili apporti di riflessione, deroghmo da quanto è essenziale all'istituto del matrimonio e dal riconoscimento di comuni criteri di giustizia.
(Benedetto XVI, Allocuzione agli uditori della Rota Romana, 27 gennaio 2007)
Anche la seconda allocuzione di Benedetto XVI, quella del 27 gennaio 2007, è dedicata al tema della verità, non però quella processuale o di fatto, bensì la verità inerente la natura stessa dell'istituto del matrimonio, della quale fa parte una intrinseca dimensione giuridica. Tale verità di principio, da cogliere secondo quella che spesso il Papa chiama ermeneutica del rinnovamento nella continuità della tradizione dottrinale della Chiesa, costituisce altresì un antidoto alla riduzione soggettivistica e relativistica della esperienza matrimoniale.
(Benedetto XVI, Allocuzione agli uditori della Rota Romana, 28 gennaio 2006)
Nella prima, del 28 gennaio 2006, il Papa aiuta a riflettere sul rapporto fra diritto e pastorale, che trovano il loro punto di incontro e, per cosi dire, di sintesi nella ricerca della verità del caso concreto. In particolare lo stesso processo che, nelle cause di nullità matrimoniali, costituisce uno strumento puramente dichiarativo della verità, viene visto non in contrasto con la pastorale, che non può prescindere appunto dall'amore per la verità, della quale anzi deve riconoscere il valore educativo e salvifico.
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