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Dall'inferno dell’Isis al sogno di diventare un pianista   versione testuale
Articolo di Luca Insalaco - Lampedusa

(11 Giugno 2015) - Potere tornare nel luogo della propria rinascita, Lampedusa, l’approdo di salvezza, dopo avere temuto per la propria vita. È l’esperienza vissuta da George (nome di fantasia), un giovane cristiano originario del Delta State, in Nigeria, sfuggito a quanti, in patria, lo perseguitavano a causa della propria fede.
La Nigeria è diventata una terra dalla quale fuggire per molti cristiani, come del resto lo sono anche gli altri Paesi nei quali il terrorismo islamico di Boko Haram e dell’Isis ha issato la propria bandiera di morte. Con molta probabilità c’è la loro ideologia dietro le vessazioni e le minacce di morte subite dal giovane, catturato una mattina di gennaio dopo avere partecipato alla messa domenicale. È quello il momento in cui George piomba nell’incubo, vivendo un crescendo di pericoli e di terrore. La deportazione in Libia, i lavori forzati cui è costretto assieme ad altri ragazzi, la violenza feroce e insensata che deve patire.
“Un giorno – ricorda il minore – siamo stati spostati in una sorta di capannone, dove siamo stati picchiati con qualcosa di simile a un bastone. Per nutrirci ci costringevano a mangiare riso crudo, impossibile da masticare. Io piangevo, ma anche mentre piangevo mi picchiavano e mi chiedevano continuamente se fossi cristiano o musulmano”. La sua fortuna è stata sfruttare un momento di distrazione dei propri aguzzini, riuscendo a scappare e a trovare la via del mare. Arrivato in una spiaggia vicino Tripoli, è riuscito a imbarcarsi e a vedere le coste lampedusane, dopo un giorno e mezzo di traversata. “Quando sono arrivato in Italia all’inizio ho avuto paura di rivivere la stessa sofferenza vissuta in Libia, ma ho subito capito che non era così”, spiega il giovane nigeriano, che attualmente è ospitato in un centro messinese per minori stranieri non accompagnati. Qui sta seguendo un percorso di inserimento scolastico e sociale.
Oggi George ringrazia Dio per avere benedetto il suo viaggio e per avergli consentito di ritornare a Lampedusa, il luogo in cui ha riacquisito la propria libertà. Alla fine del mese di maggio è “sbarcato” sull’isola, stavolta dalle scalette dell’aereo, in compagnia degli altri componenti dell’Ufficio Migrantes di Messina, la nuova famiglia nella quale ha trovato accoglienza, affetto e la possibilità di nutrire il sogno di diventare un pianista professionista, strumento che suona da quando aveva sette anni. È stata la sua pianola ad animare i canti offerti dal coro Migrantes a Lampedusa, in occasione della celebrazione delle cresime e della Festa dei Popoli presso la parrocchia San Gerlando. “Avere l’opportunità di condividere questi miei desideri – chiosa – mi fa sentire, nonostante tutto, una persona finalmente libera e fortunata”.  
(Luca Insalaco - Lampedusa)