(5 giugno 2015) - Siamo le Suore dei Poveri di Don Morinello, una Congregazione nata a Licata, provincia di Agrigento. Siamo presenti a Lampedusa dal 22 febbraio 2014, condividiamo la vita di tutti i giorni, con le sue gioie, fatiche, impegni … insieme ai lampedusani, ma anche insieme alle persone che si trovano di passaggio sull’Isola: turisti o migranti.
La nostra attività qui si concentra principalmente nelle visite ai malati, agli anziani e alle loro famiglie, ma anche nelle diversissime attività parrocchiali ed extra: in breve, “Vogliamo esserci e … CI SIAMO!”
Gli ultimi giorni del mese di maggio sono stati “colorati” dalla presenza di un gruppo di rappresentanti dell’Ufficio diocesano Migrantes di Messina, che è stato attivo con canti, animazione, testimonianza nelle scuole, in piazza, ma anche nel diversificato ambito parrocchiale di Lampedusa.
Abbiamo avuto diversi incontri, a partire dalle prove di canto con il coro parrocchiale; subito si è creata un’atmosfera di gioia e armonia, dovuta non solo alla musica, ma soprattutto allo stile della melodia (africana) che ci è stata proposta dal coro di Messina: coinvolgente, gioiosa, che non ti lascia indifferente, ma ti costringe a lasciarti andare al movimento a partire da dentro. Colpiva molto come persone di origine, cultura e lingua diversa fossero unite da un unico e armonico “sentire” di sentimenti, emozioni, sensazioni, … Abbiamo animato la S. Messa di sabato sera 30 maggio, in cui il nostro Cardinale, mons. Francesco Montenegro, ha amministrato il Sacramento della Cresima a 44 ragazzi, e la celebrazione eucaristica della domenica, solennità della Santissima Trinità. Sono stati due eventi celebrativi profondamente emozionanti per la loro carica di gioia, di diversità nell’unità e di unità nella diversità, in cui l’essere diversi per estrazione sociale, culturale, etnica, linguistica, è diventato un unico “sentire” nella fede e nello sperimentarsi uguali dentro, spiritualmente e umanamente.
Questo “sentire” lo abbiamo avvertito, non soltanto nella musica e negli eventi celebrativi, ma anche in altre occasioni in cui ci siamo incontrati. Il prof. Germano Garatto ha organizzato un incontro in cui sono stati coinvolti gli operatori pastorali della parrocchia e i membri del Forum di Lampedusa, impegnati nei diversi ambiti dell’accoglienza. Attraverso le attività proposte da Germano, al momento della condivisione finale, siamo arrivati tutti alla stessa conclusione: la diversità converge nell’unità dell’essere umano, creato da Dio e dotato di una dignità interiore, essenziale, che nessun altro aspetto esteriore o secondario può scalfire o distruggere.
Personalmente vorrei evidenziare due momenti, tra tanti altri, che mi sono rimasti impressi e mi hanno lasciato un segno dentro il cuore e nella memoria.
Venerdì, dopo l’incontro con il Forum, siamo partiti subito verso il molo “Favarolo”, perché informati dell’arrivo di un consistente numero di migranti. Dopo le 20.30 ci siamo ritrovati con altre tre persone al punto di sbarco per offrire il nostro sostegno attraverso gesti di prima accoglienza. Il giorno dopo ci è stato raccontato che due dei ragazzi del gruppo di Messina, Christopher e Pascal, vedendo da lontano i migranti che in fila per uno erano accompagnati al pullman per essere trasferiti al Centro di Accoglienza di Lampedusa, avevano rivissuto i momenti tragici del loro arrivo a Lampedusa di due mesi fa. Hanno avuto la possibilità di esternare i loro sentimenti, soprattutto il loro dolore all’interno del gruppo stesso.
Noi, offrendo la nostra disponibilità ad accogliere le persone che arrivano al molo, spesso cerchiamo di immaginare ciò che vivono, ciò che pensano. In realtà non abbiamo che una pallidissima idea, cerchiamo di immaginare, mentre loro vivono sulla propria pelle situazioni indicibili ed inimmaginabili. Gli episodi raccontati da alcuni, come nel caso di Christopher e Pascal, non fanno altro che richiamarci ancor di più al rispetto della dignità di ogni persona che arriva e renderci più consapevoli e rispettosi, quando cerchiamo idealmente di metterci per un attimo al loro posto, proprio per accoglierli come persone uguali a noi, degne di stima, rispetto e affetto.
Un altro momento forte vissuto insieme è stato al cimitero, dove a metà aprile è stata seppellita la salma di una ragazza eritrea, deceduta per ustioni, arrivata già morta a Lampedusa. Un gruppo di persone di Lampedusa, con il gruppo di Messina, si è recato a pregare sulla sua tomba. È stato come un recupero della dignità di questa persona, un farle spazio qui, a Lampedusa, anche se in maniera “diversa”.
L’esperienza fatta insieme al gruppo arrivato da Messina ci ha trasmesso tanto: noi, dall’esterno, abbiamo visto all’interno del gruppo un’intesa genuina, la capacità di vivere insieme ogni momento della giornata testimoniando spontaneamente come l’integrazione sia possibile e diventi una forma del vivere quotidiano, senza la pretesa di compiere, per questo, qualcosa di speciale. Questa testimonianza di integrazione è stata trasmessa a tutta la comunità di Lampedusa, ormai abituata, sì, ad accogliere i migranti e i profughi, ma ancora bisognosa di vedere anche altri esempi concreti di accoglienza nella propria vita, nella propria tradizione, per potere così condividere e scambiare, in maniera concreta e gioiosa, l’esperienza dell’aiuto reciproco e verso gli altri “diversi”, dell’allargamento degli orizzonti delle proprie viste, convinzioni, problemi, per sentirsi non più sola, ma una parte all’interno del mondo che accoglie, integra, si confronta e cresce, matura proprio attraverso queste esperienze.
Ancora una volta un unico “sentire” ci ha resi più consapevoli di essere tutti uguali, tutti figli di Dio, tutti degni dello stesso rispetto, ognuno con le proprie capacità, talenti, carismi. E questi fratelli di Messina ce lo hanno fatto sperimentare ancor di più, aiutandoci a prendere coscienza di quale dono siamo l’uno per l’altro, proprio perché diverso per doni ed espressione, ma uguale per natura e per essenza.
Suor Paola (Suore dei Poveri di Don Morinello) - Lampedusa