(4 giugno 2015) - Canti e danze per esprimere la gioia e la ricchezza dell’incontro tra culture diverse. La Festa dei Popoli, celebrata la scorsa domenica a Lampedusa, è stato questo e molto altro. Merito del coro dell’Ufficio Migrantes della Diocesi di Messina, guidato dal diacono Santino Tornesi sulla più grande delle isole Pelagie, dove si è presentato in versione ridotta solo in termini numerici, ma con una carica di entusiasmo e di forza degne di una grande orchestra. Le voci del coro polifonico, armonizzate dal maestro Dieudonné Badji, hanno testimoniato la bellezza del canto che si innalza al Signore per rendergli onore e lode, hanno commosso intonando i canti per la libertà dei popoli oppressi, hanno insegnato ai più piccoli che nessun uomo è un’isola e che è possibile costruire un altro mondo, qui e ora, in cui nessuno debba restare indietro, magari a causa del colore della pelle o per la propria condizione sociale.
Il viaggio lampedusano del coro multietnico, iniziato mercoledì 27 maggio e conclusosi lunedì scorso, si è inserito in un altro viaggio, il “Viaggio della Vita”, condotto nelle scuole dell’isola da Germano Garatto, collaboratore della Fondazione Migrantes. I ritmi africani hanno così suggellato la chiusura del secondo anno del progetto formativo, coinvolgendo i ragazzi dell’Istituto Onnicomprensivo “Luigi Pirandello” e i loro insegnanti, prima alla Casa della Fraternità e poi in piazza. Il momento culminante dell’esperienza musicale e umana del gruppo messinese è coinciso con l’animazione della santa messa domenicale, presieduta dal Card. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e da poco chiamato a guidare la Caritas Italiana, dopo l’esperienza alla presidenza della Fondazione Migrantes, conclusasi da qualche settimana. Il coro, sintesi di lingue ed esperienze multiformi, si è ben integrato con il gruppo canoro della parrocchia San Gerlando, anche grazie alla sapiente direzione del maestro Dieudonné. Il risultato è stata una fusione perfetta di voci e di suoni, per celebrare la solennità della Santissima Trinità. Il Cardinale ha portato alla comunità lampedusana il saluto di Papa Francesco, raccomandandole di continuare a essere faro di accoglienza e di solidarietà al centro del Mediterraneo.
Mentre il Vescovo, per tutti “don Franco”, pronunciava queste parole, al molo commerciale approdavano quasi 400 profughi, soccorsi da un’unità navale della Guardia Costiera. Ad accoglierli simbolicamente, a pochi metri di distanza, la preghiera ispirata del coro polifonico, il suono dei jembe, le danze di P. e C., due ragazzi arrivati proprio sull’isola a bordo di una delle navi italiane impegnate nel Canale di Sicilia e ora ospiti di un Centro di accoglienza per minori.
Il passaggio di questi ragazzi, degli italiani di nascita come di quelli di adozione, non potrà essere facilmente dimenticato. È come quelle nenie ascoltate una volta in qualche villaggio africano, che poi ti accompagnano per tutta la vita, a qualsiasi latitudine le onde della vita ti abbiano condotto. (Luca Insalaco - Lampedusa)