(27 maggio 2015) - “Il viaggio della vita”, o forse più semplicemente il viaggio delle vite. Tante quelle che sono passate dalla soleggiata ed accogliente terra di Lampedusa, tante quelle che l’arcipelago delle Pelagie sono riuscite a scrutarlo solo da lontano prima di spegnersi definitivamente sul fondo del Mediterraneo. Tante ancora le vite per cui Lampedusa e Linosa, ultimi lembi di terra di un’Europa distratta, o forse fintamente tale, rappresenteranno scogli di speranze, ancore di salvezza.
E chi tutto ciò può saperlo meglio dei lampedusani e dei linosani, che negli ultimi anni dei passaggi di queste vite, o se preferite di queste “vite di passaggio”, sono stati i testimoni ed in molti casi i salvatori.
E sebbene sia vero ed innegabile il ruolo centrale avuto dalla comunità nel salvataggio di centinaia di migranti approdati in terra italiana dopo disperate traversate del Canale di Sicilia, è altrettanto vero come la velocità degli eventi e degli accadimenti abbia spesso reso gli isolani non solo attori ma anche spettatori della pellicola andata in scena tra le strade di Lampedusa.
È proprio dalla necessità di fermarsi a riflettere su quanto avvenuto, in particolare dal 2011 ad oggi, e a ragionare su cosa e in come il fenomeno migratorio abbia condizionato la vita dell’arcipelago, che nasce il progetto formativo voluto dalla Fondazione Migrantes in terra lampedusana. Un percorso di consapevolezza e ricerca di senso, realizzato grazie alle attività svolte in loco da Germano Garatto, collaboratore dell’organismo della Conferenza Episcopale Italiana, che attraverso il lavoro di confronto ed incontro con le diverse realtà del territorio, ha cercato di cogliere quale sia stata, e quale sia ancora adesso, la percezione dei lampedusani rispetto a quanto accaduto: disorientamento, perplessità, rifiuto, banalizzazione, assuefazione. Un mix di sensazioni rispetto a cui è necessario però capire che direzione prendere, quale cammino ipotizzare cominciando dalle singole esistenze, comprendendo in che misura il viaggio dei migranti rischiara e dà senso al viaggio di ciascuno di noi.
Un percorso, appunto, seppur non facile, di consapevolezza e ricerca di senso, che la Migrantes ha deciso di sperimentare proprio a partire da coloro che rappresentano il futuro di Lampedusa e Linosa, da un mondo, quello scolastico, che nell’arcipelago delle Pelagie è racchiuso nell’Istituto onnicomprensivo “Luigi Pirandello”. È in tale realtà che ha mosso i primi delicati passi il progetto formativo Migrantes, è in quella stessa realtà, e nelle altre che verranno coinvolte a partire da mercoledì 27 e fino a lunedì 1 giugno, che si concluderà il secondo anno del “Viaggio della vita”. Un momento caratterizzato da quattro punti cardinali: musica e testimonianze, unione e condivisione. E queste ultime saranno il frutto delle emozioni vissute attraverso i canti del Coro dell’Ufficio Migrantes di Messina, diretto dal maestro senegalese Dieudonne Badji, che giungerà a Lampedusa con una rappresentanza del gruppo musicale, accompagnato dal direttore dell’Ufficio Migrantes di Messina, diacono Santino Tornesi, e frutto anche dei racconti di due ragazzi attualmente ospiti presso il Centro “Ahmed” di Messina, centro per minori stranieri non accompagnati, dopo essere sbarcati a Lampedusa. Cristopher e Pascal, questi i nomi dei giovani africani, anch’essi protagonisti in questa fase del progetto Migrantes, che nel corso delle giornate di animazione “colorate” dai ritmi del coro multietnico, offriranno la loro testimonianza di vita spiegando, alla luce di quanto vissuto, come immaginano il loro futuro. Ancora una volta, dunque, la Migrantes sancisce il proprio legame con l’arcipelago delle Pelagie, stavolta grazie ad un momento di riflessione e integrazione, alla ricerca di consapevolezza e senso nel lungo, e spesso, complicato viaggio della vita.
(Elena De Pasquale - Migrantes Messina)