(25 maggio 2015) - La capacità della Chiesa di generare nuovi figli trova un fulgido esempio nel cammino catecumenale di quanti, con il Battesimo, diventano membra di Cristo. Basta partecipare alla celebrazione di ammissione al catecumenato, che ogni anno si svolge in Cattedrale, per rendersi conto della ricchezza che i nuovi nati in Cristo conferiscono alla Chiesa.
A Palermo la creazione del Centro catecumenale diocesano si deve al card. Salvatore Pappalardo, che lo istituì per rispondere all’esigenza di accompagnare quanti chiedevano di ricevere il Battesimo. Erano soprattutto immigrati provenienti dall’Africa del Nord, la cui presenza in città si era fatta consistente ormai da alcuni anni.
Già nel 1994 il card. Pappalardo prescriveva che il Centro diocesano ponesse particolare attenzione alle “altre culture”, sia formando le catechiste, anche dal punto di vista linguistico, sia restando in contatto con le strutture di accoglienza, laiche ed ecclesiali, destinate agli immigrati, in modo da conoscere i bisogni degli stranieri e seguirli con maggiore attenzione.
Sono trascorsi poco più di vent’anni dalla sua istituzione e il Centro catecumenale, diretto dal diacono Giovanni Di Simone, è ormai una “macchina” rodata. “Quanto abbiamo iniziato il nostro servizio – ricorda il diacono Di Simone – i catecumeni erano in prevalenza cittadini extracomunitari. Oggi, invece, i numeri si sono equilibrati a vantaggio dei palermitani”.
Nel corso del 2015, ventiquattro catecumeni, provenienti delle parrocchie di tutta l’Arcidiocesi di Palermo, si sono preparati a ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima ed Eucaristia). Alcuni di essi li hanno ricevuti dal card. Paolo Romeo, in occasione della Veglia pasquale in Cattedrale, mentre altri, provenienti dalle comunità parrocchiali extraurbane, li hanno ricevuti a Pentecoste. I neobattezzati di origine straniera sono otto e provengono da Nigeria, Iran, Francia, Ecuador, Ucraina e Tunisia. “Tra i battezzati – sottolinea il direttore del servizio diocesano – è particolarmente significativa la presenza di due iraniani, considerato che il loro paese è una repubblica islamica e che la loro conversione al cristianesimo può rappresentare un pericolo per i familiari rimasti in patria”.
A quanti sono stati appena battezzati bisogna aggiunge quanti si preparano a ricevere il sacramento. Ventinove persone sono state ammesse al percorso catecumenale lo scorso mese di dicembre, in occasione di una celebrazione liturgica svoltasi nella prima domenica di Avvento. Anche in quell’occasione tra i simpatizzanti erano tanti, ben la metà, i “nuovi palermitani”, gli stranieri presentati dalle diverse comunità parrocchiali di appartenenza, accompagnati ciascuno da un garante, a volte un laico, in alcuni casi un religioso, talvolta anch’esso di origine straniera. I 15 ammessi al catecumenato arrivavano, infatti, da Ecuador, Ghana, Ucraina, Iran, Sri Lanka, India e Costa d’Avorio. Il colpo d’occhio, in quell’occasione, era formidabile. Persone che provenivano dagli opposti angoli della Terra, ciascuno con la propria storia, la propria cultura, e la propria lingua, si apprestavano a salire sulla barca di Pietro, sospinta dal soffio dello Spirito Santo.
Queste persone non sono più straniere, ma membra effettive della Chiesa e testimoni della sua universalità.
(Luca Insalaco - Palermo)