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Titolo V e formazione professionale   versione testuale


La Camera dei Deputati ha approvato recentemente il disegno di legge contenente “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della Costituzione” ed il giorno successivo lo ha trasmesso al Senato della Repubblica per la seconda lettura.

Si tratta di una svolta importante nel riordino delle nostre istituzioni e la revisione del titolo V della Costituzione è destinata, se la riforma verrà approvata in sede di seconda lettura sia al Senato che alla Camera dei deputati, a modificare radicalmente il governo della formazione professionale nel nostro Paese.

Nella formulazione attuale, il titolo V della Costituzione attribuisce la competenza esclusiva sulla formazione professionale alle Regioni; il testo modificato mantiene in capo alle Regioni “…la potestà legislativa in materia … dei servizi alle imprese e della formazione professionale …” (art. 117 co. 3) ma sancisce anche che “Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: … tutele e sicurezza del lavoro; politiche attive del lavoro; disposizioni generali e comuni sull’istruzione e formazione professionale.” (art.117, co. 2 lett. o).

                Si sancisce quindi la separazione fra Istruzione e Formazione Professionale (da intendersi con ogni probabilità come filiera dell’istruzione professionalizzante, dalla IeFP iniziale agli IFTS ed ITS) di competenza dello Stato, almeno per quanto concerne “disposizioni generali e comuni”, e la formazione professionale di competenza delle Regioni, comprendendo in questa accezione, ma siamo sempre nel campo delle ipotesi, la formazione per gli adulti e per le categorie svantaggiate.

                La prima riflessione che viene d’obbligo è che si tenta in questo modo di mettere un po’ di ordine nella IeFP, dove ogni Regione fino ad ora ha legiferato e programmato a modo suo, o non ha programmato per niente, al fine di garantire uniformità di comportamento su tutto il territorio nazionale.

Vale la pena ricordare che oggi la IeFP è un diritto garantito ai giovani in metà delle Regioni italiane (per lo più nel centro-nord Italia) e non vi è omogeneità di comportamento fra le regioni nel modo di attuare questo diritto.

                Secondo l’Istat, con l’inizio del 2015 continua l’altalena dei dati sulla disoccupazione, soprattutto giovanile, scesa fra dicembre 2014 e gennaio 2015, ma risalita al 42,6% nel febbraio 2015 con un incremento dell’1,3% riaspetto al mese precedente. Rimangono percentuali molto preoccupanti ed occorrerà tempo per poter sperare in una vera inversione di tendenza.

La formazione professionale iniziale ha dimostrato negli anni della crisi di saper dare risposte concrete a questo grave problema, garantendo una qualifica ed un lavoro alla maggior parte dei giovani che si sono iscritti ed hanno frequentato un corso di IeFP.

Su questo tema si è espressa in modo forte anche la Conferenza Episcopale Italiana nella Nota pastorale “La scuola cattolica – risorsa educativa della Chiesa locale per la società”, là dove, al cap. III, par. 5 “Formazione professionale e Chiesa locale” afferma testualmente: “E’ vivamente auspicabile pertanto un rinnovato impegno della comunità civile ed ecclesiale affinchè possano sorgere in seno ad essa nuovi centri di formazione professionale, specialmente là dove essa ne è priva, e vengano così colmati dei vuoti che, oltre a non trovare giustificazione alcuna nel loro riferimento al tessuto produttivo locale, nuocciono al suo sviluppo sociale ed economico, in flagrante contraddizione con la logica di sussidiarietà.”

C’è da sperare che la riforma del titolo V della Costituzione vada in porto nel più breve tempo possibile, seguendo la giusta rotta di garantire il diritto all’Istruzione ed alla Formazione Professionale a tutti i giovani italiani, colmando il vuoto esistente che anche la CEI ha sottolineato con parole forti.