(1 dicembre 2014) - Letti, armadi e comodini hanno preso il posto di banchi e cattedre. Sulle porte, invece, ci sono ancora i “nomi” delle classi, che da qualche giorno a questa parte hanno però definitivamente cessato di “svestire” i panni scolastici, per indossare quelli di stanze dei 93 minori stranieri non accompagnati che ormai da mesi stazionano a Messina. Questo il nuovo volto dell’ex Ipab “Scandurra Conservatori Riuniti”, diventato il centro di prima accoglienza “Ahmed”, in ricordo del bimbo siriano giunto in città già privo di vita, in occasione dello sbarco dello scorso 20 luglio.
Molti dei giovani, arrivati in riva allo Stretto ad agosto, hanno trascorso diverse settimane all’interno delle tende del Centro di accoglienza per adulti “Primo Nebiolo”, a causa della mancanza di idonee strutture di seconda ospitalità. Un gioco allo “scarica barile” tra Comune da un lato e Prefettura dall’altro, alimentato dalla confusione determinata dalla circolare siglata dal prefetto, Mario Morcone (capo del dipartimento Libertà civili e Immigrazione). A mettere un punto, lo scorso 30 ottobre, il prefetto, Stefano Trotta, che con apposito decreto di trasferimento ha appunto deciso lo spostamento dei minori dalle tende all’ex-Ipab. Prima di questo step, però, i ragazzi, a causa dell’emergenza maltempo che ad inizio novembre si è abbattuta su Messina, hanno trascorso diverse settimane anche nei locali, certamente poco accoglienti, della caserma “Gasparro”.
Sebbene il centro “Ahmed” abbia carattere di prima accoglienza, oscillante tra i 90 e i 120 giorni, l’ampiezza dell’edificio (costituito su tre piani) consentirà ai ragazzi di godere di una notevole quantità di spazi, da adeguare alle proprie esigenze.
La durata della permanenza dei Msna all’interno del centro di Messina dipenderà dalla velocità con cui il Ministero e il Servizio centrale Sprar individueranno case e comunità di seconda ospitalità, in cui ragazzi potranno avviare e portare avanti il loro percorso di inserimento sociale. Allo stato attuale, secondo quanto riferito dal Comune, in costante contatto con gli uffici romani, la disponibilità di posti risulta essere nulla. Realtà, quest’ultima, non condivisa da associazioni e organismi di tutela, pronti a sostenere come la mancata individuazione di strutture sia direttamente legata ai timori economici degli enti che dovrebbero accogliere i ragazzi, nello specifico, i possibili ritardi nella corresponsione semestrale delle somme.
Nell’attesa, tuttavia, che la situazione si sblocchi, il consorzio Senis Hospes, incaricato dalla Prefettura di modificare, seppur momentaneamente, la destinazione del centro “Ahmed”, la cui finalità rimane l’ospitalità per migranti adulti, sta disponendo il necessario per far sì che la “sosta” in riva allo Stretto degli under 18 possa comunque aiutare i ragazzi a conoscere e saperne di più di un Paese, quello italiano, che pur avendoli accolti, continua a considerarne poco necessità e bisogni.
(Elena De Pasquale - Migrantes Messina)