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Emergenza minori: dalle risorse ai tutori, sono tanti i problemi da risolvere   versione testuale
Articolo di Luca Insalaco - Palermo

(6 novembre 2014) - Nella non-emergenza immigrazione, la questione dei minori stranieri non accompagnati (Msna) continua ad essere la più penosa. A tutti i livelli si attendono pronte soluzioni, in grado di mettere fine al caos che ha governato finora la materia.
La Regione Siciliana brancola nel buio, considerato che l’intesa Stato-Regioni, siglata a luglio, stenta a decollare a causa della mancanza di certezze finanziarie e procedurali. In questa situazione di estrema e perenne confusione, il peso dell’accoglienza continua a gravare sui comuni, cui spettano i compiti di accoglienza. A ciò si aggiunge il fatto che i servizi sociali delle stesse amministrazioni comunali, dopo aver preso in consegna i minori sbarcati, ne diventano anche i tutori. Un ruolo, questo, di cui farebbero volentieri a meno: “Auspico che si possano alleggerire i servizi sociali, non caricando gli uffici di tutte le attività e le incombenze legate all’incarico di tutore” ha detto Leoluca Orlando, primo cittadino palermitano e presidente dell’Anci Sicilia, nel corso di un convegno recentemente organizzato nel capoluogo. È evidente, inoltre, che la concentrazione di centinaia di Msna in capo ad un unico ufficio – pur se efficiente e animato da pii propositi – rischia di far perdere di vista i concreti bisogni del minore.
Le procedure per la nomina del tutore, peraltro, non possono neppure svolgersi speditamente, considerato che l’ufficio del giudice tutelare, a fronte di un crescente numero di procedimenti da smaltire, dispone di un solo componente togato, coadiuvato da alcuni giudici onorari.
Eppure la figura del tutore è di estrema importanza, dal momento che esercita un ruolo di responsabilità contro il rischio di devianza che incombe sugli under 18 appena arrivati in Italia. “Senza un tutore i minori non sono in grado neppure di avere informazioni sui loro diritti”, ricorda Fulvio Vassallo Paleologo, docente di diritto d’asilo dell’Università di Palermo.
Le cifre che interessano i Msna sono più che preoccupanti: dei 12mila ragazzi giunti in Italia dall’inizio dell’anno, di quasi 3mila si sono perse le tracce. Alcuni di loro potrebbero avere approfittato delle maglie larghe del sistema di accoglienza per partire e così raggiungere i parenti insediatisi in altri paesi europei. Il timore, però, è che altri possano essere finiti nelle mani della criminalità organizzata. Chi, invece, resta in Italia viene lasciato in un limbo burocratico e organizzativo, che certamente non avrebbero immaginato prima della partenza.
“Tanti minori non accompagnati sono parcheggiati in centri di accoglienza improvvisati, ma anche in qualche CARA in cui non dovrebbero stare, privati della necessaria assistenza legale e senza che vengano nominati i tutori – spiega il Prof. Vassallo Paleologo – tra qualche mese, quando compiranno diciotto anni, il ‘giochino’ di lasciare scorrere i mesi fino alla maggiore età, senza adottare alcun provvedimento, deciso dalle autorità statali, si ripeterà di nuovo e diventeranno tutti irregolari, passibili di espulsione con accompagnamento forzato, soprattutto se tunisini, egiziani, nigeriani. Speriamo che non succeda ed impegniamoci per evitarlo”, sollecita il giurista.
Certo, ci sarebbe l’affido familiare, esperienza portata avanti con successo in alcune città settentrionali. Peccato, però, che l’istituto in Sicilia non abbia ancora attecchito. “Nella nostra realtà l’affido non funziona – ammettono al Tribunale per i minorenni di Palermo – occorre rivedere l’istituto della tutela, superando il carattere onorifico dell’incarico”. 
In Parlamento, intanto, si lavora all’approvazione della proposta di legge n.1658 (“Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e altre disposizioni concernenti misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati”), testo che, tra le altre cose, punta a velocizzare i tempi di identificazione e di sistemazione degli adolescenti, oltre a indicare l’affido familiare come la via da privilegiare rispetto all’inserimento in comunità. La proposta di legge, presentata all’indomani della strage del 3 ottobre, prevede che ogni minore debba avere un tutore e istituisce un Albo dei tutori volontari presso ogni tribunale ordinario.
L’approvazione del progetto di legge è agognata anche in Sicilia, dove alla farraginosità burocratica si associa una certa instabilità politica. “Stiamo lavorando per istituire un albo regionale degli affidi, sempre alti gli standard di qualità sui quali non si può certamente trattare, facendone una questione di risorse”, aveva annunciato l’assessore regionale alla Famiglia e alle Politiche sociali, Giuseppe Bruno, prima di finire nel tritacarne dell’azzeramento della giunta regionale.
Come detto, gli accordi siglati in estate a livello nazionale restano lettera morta. Mancano soprattutto i fondi necessari per garantire un’accoglienza dignitosa ed un reale coordinamento tra i soggetti che se ne devono fare carico. In attesa di certezze, per i minori continuano le difficoltà. Affanni che si sommano ai disagi e ai traumi che, nonostante la giovane età, questi ragazzi si trascinano addosso. “Riconoscere il minore come vittima vuol dire riportarlo ad una condizione di centralità. Non basta accogliere, queste persone hanno bisogno di essere ascoltate e di avere un progetto di vita” è il parere del neuropsichiatra infantile, Francesco Vitrano.
Per rispondere alle esigenze dei Msna, si potrebbero compiere alcuni piccoli gesti di attenzione, a cominciare, ad esempio, dalle modalità dell’esame radiologico del polso, utilizzato per accertare l’età del minore. “È importante che l’esame radiologico, come auspicato dall’UNHCR, non sia effettuato la sera stessa dello sbarco, considerato che si tratta di un esame invasivo e che ha delle conseguenze a livello psicologico”, rimarca Vassallo Paleologo. L’esame auxologico, peraltro, anche se molto diffuso in Italia, è giudicato poco attendibile dalla letteratura medico-scientifica, presentando un margine di errore, in ragione della diversa maturazione scheletrica di persone cresciute in condizioni differenti, di vita e di salute.
(Luca Insalaco - Palermo)