Minori non accompagnati: l’opportunità di un lavoro per riacquisire speranza
Articolo di Luca Insalaco
(3 ottobre 2014) - “L’esperienza con i minori non accompagnati è iniziata nel 2011, con una telefonata del Ministero dell’Interno, che ci chiedeva la disponibilità di qualche posto per i ragazzi stranieri appena sbarcati”. È il tempo dell’emergenza Nord-Africa quando, sull’onda delle primavere arabe, un intero popolo si riversa sulle coste italiane, in cerca di un futuro più dignitoso. Prende così avvio, quasi per caso, l’esperienza di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati a Casa dei Mirti, comunità-alloggio che sorge nel popoloso quartiere palermitano della Noce. Anna Ponente, direttrice della struttura, rievoca l’esordio con i giovani stranieri e racconta gli sviluppi dell’attività al fianco di queste giovani vite, cariche di paure e difficoltà, ma anche di slancio per il proprio avvenire.
Dal 2011, sono 50 i minori non accompagnati transitati dai locali di via Evangelista di Blasi, in prevalenza provenienti da Gambia, Egitto e Bangladesh. Alcuni ragazzi sono rimasti giusto il tempo di potere contattare e raggiungere i genitori, stabilitisi in altre città del Nord; altri, invece, sono riusciti ad integrarsi anche grazie al lavoro. “Arrivano tutti con un progetto di vita positivo – ricorda la responsabile del centro – molti di loro hanno sperimentato l’inserimento lavorativo in strutture ricettive e turistiche dell’Isola, grazie allo strumento delle borse-lavoro, un’opportunità che per alcuni si è trasformata in contratti di lavoro a tempo indeterminato. Il lavoro li rende autonomi, soddisfatti e dona loro speranza”.
Il centro attualmente ospita 8 minori, 7 dei quali sono stranieri. Per tutti l’iter da seguire è seguire lo stesso. “La prima fase – racconta la dottoressa Ponente – è prettamente burocratica e prevede la sistemazione della documentazione. Poi si pensa a fare imparare l’italiano a questi ragazzi, grazie alle professionalità presenti nel centro ed alla collaborazione con la Scuola di lingua italiana per stranieri. I minori vengono inseriti nelle scuole pubbliche presenti sul territorio, in modo che possano conseguire la licenza media inferiore”.
I giovani stranieri non presentano il vissuto dei loro coetanei nati e cresciuti in Italia. Offrire loro accoglienza significa sintonizzarsi su drammi sommersi, ascoltare i singulti di un’interiorità presa a calci: “Appena arrivano occorre fare orientamento; i mediatori culturali, allora, intervengono per fare capire ai ragazzi dove si trovano – spiega la responsabile – questi giovani presentano i traumi dei lutti e della separazione dalla famiglia. Per assisterli abbiamo creato uno spazio terapeutico di ascolto, gestito da una psicologa. Al centro del nostro lavoro – aggiunge – c’è la qualità della relazione, creare dei rapporti di fiducia e di conoscenza graduale”.
Raccordo con il territorio: è questo il punto forte del lavoro della comunità-alloggio. Peccato che la burocrazia si mostri quotidianamente un nemico, come emerge dalle parole della direttrice: “Riscontriamo – dice – un’enorme lentezza degli iter burocratici e la difficoltà di accedere ai documenti che permettano ai minori di vivere pienamente il loro diritto di cittadinanza”. (Luca Insalaco)