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Verso il 3 ottobre. Nel ricordo delle vittime, si chiede l’adozione urgente di corridoi umanitari   versione testuale
Articolo di Luca Insalaco - Lampedusa

(12 settembre 2014) - Il 3 ottobre diventi giornata nazionale della Memoria e dell’Accoglienza, per ricordare tutti i migranti morti nel tentativo di fuggire da persecuzioni, dittature, guerre e miseria, nonché tutti gli uomini che per salvarli mettono a rischio la propria vita. Questo obiettivo ha dato vita al Comitato 3 ottobre, nato sull’onda emotiva della strage in cui persero la vita 368 persone in prossimità di Lampedusa. A distanza di un anno, questa richiesta non ha ancora trovato un’adeguata risposta, come pure l’esigenza di dare un nome alla stragrande maggioranza delle vittime. Ecco perché il Comitato, in vista dell’anniversario della strage, chiede ai politici di astenersi dal rendere dichiarazioni pubbliche. “Chiediamo che il 3 ottobre si rispetti il silenzio, lasciando la parola ai sopravvissuti ed ai familiari delle vittime. Le autorità ascoltino quanto hanno da dire i veri protagonisti di questa giornata”, dice la vicepresidente del Comitato, Paola La Rosa, che aggiunge: “Non possiamo nascondere un senso di vergogna, perché le persone continuano a morire, mentre il dibattito politico è incentrato sulla prosecuzione di Mare Nostrum. Come se il salvataggio di vite umane fosse una libera scelta. A distanza di un anno – sottolinea da Lampedusa l’avvocato e attivista per i diritti umani – neppure un cadavere è stato ancora identificato, mentre la legge istitutiva della giornata della memoria si è arenata in Parlamento”.
 
Lo scorso 31 luglio il Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse ha scritto ai parenti delle vittime per comunicare loro l’attivazione delle procedure per il riconoscimento delle salme. Dei migranti morti il 3 e l’11 ottobre dello scorso anno, infatti, solo alcuni sono stati identificati, costringendo i familiari degli altri ad un autentico calvario per rintracciarne le spoglie. Il procedimento di identificazione, il cui avvio era previsto nel mese di settembre, si baserà su risultanze documentali e reperti appartenenti ai migranti scomparsi nonché, in taluni casi, sul raffronto del DNA. Un iter certamente laborioso e complesso, che difficilmente potrà avere esito prima del 3 ottobre.
Quel giorno a Lampedusa si ritroveranno gli scampati al mare ed i congiunti dei morti. Molti dei superstiti hanno continuato il loro viaggio verso i paesi del Nord Europa; altri, dopo aver raggiunto i paesi scandinavi, sono stati ricacciati in Italia del regolamento di Dublino II. A partire dalle 4 del mattino, migranti, cittadini, volontari e soccorritori, daranno vita ad una giornata di eventi per ricordare e stimolare l’opinione pubblica alla riflessione sui temi dell’accoglienza e della tutela dei diritti umani.
 
Subito dopo la strage l’Italia ha messo in campo l’operazione Mare Nostrum, che ad oggi ha salvato circa 120mila persone. Ora questa esperienza si avvierebbe alla conclusione, cedendo il campo alla missione europea Frontex Plus, una soluzione che il Comitato giudica “un passo indietro sul versante della solidarietà e dell’accoglienza e un confuso assetto operativo che potrebbe costare la vita a nuove centinaia di migranti nel Canale di Sicilia. Il nuovo progetto indebolirebbe la presenza di unità di soccorso nel Canale di Sicilia, e ridurrebbe a 30 miglia l’area di intervento, riaprendo il fronte dei respingimenti. Per numero di mezzi e area di intervento – prosegue l’organizzazione – si tornerebbe più o meno al sistema di soccorso precedente all’avvio dell’operazione Mare Nostrum con soldi europei e senza il coordinamento della Guardia Costiera”. Da qui la richiesta di archiviare la politica dei respingimenti e di adottare subito la strategia dei corridoi umanitari controllati.   (Luca Insalaco - Lampedusa)