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Oltre 2.500 i migranti ospitati in 32 strutture del Trapanese   versione testuale
Articolo di Margherita Leggio - Trapani

(9 settembre 2014) - Nel Trapanese hanno sforato le 2.500 presenze i richiedenti asilo, i cui arrivi proseguono senza sosta. L’ultimo sbarco di migranti è dello scorso 6 settembre: in 158, di cui 29 donne e 38 bambini, sono stati nuovamente accolti al molo Ronciglio, a Trapani, da una task-force composta da operatori delle forze di polizia e della Protezione civile e da volontari.
I migranti erano stati recuperati due giorni prima nel Canale di Sicilia, dall’equipaggio della petroliera “Astro Chloe”, battente bandiera greca. Provengono dalle aree di guerra di Siria, Palestina e Libia, ma anche dallo Yemen, dall’Egitto e una ventina dal Bangladesh. Questi ultimi hanno raccontato di essere emigrati per lavoro in Siria, ma che da lì, in seguito all’insorgere della guerra civile e all'avanzata dei terroristi islamici, sono stati costretti a fuggire per mettersi in salvo. Al termine delle formalità di rito, espletate nella tendopoli montata al molo Ronciglio, i migranti sono stati ospitati nelle 32 strutture straordinarie rese operative sull’intero territorio provinciale per questo scopo.
«Sono soddisfatto – aveva dichiarato qualche giorno prima il prefetto Leopoldo Falco – sia della positiva risposta fornita dal Trapanese all’emergenza sbarchi, con un modello economicamente sostenibile e improntato all'integrazione, sia dell’aumento del numero delle Commissioni territoriali».
Circostanza, quest’ultima, che dovrebbe consentire di accelerare l’iter relativo al riconoscimento dell’appropriata protezione per i migranti che ne hanno fatto richiesta.
Intanto, è sempre di qualche giorno fa una notizia diffusa dalla Prefettura di Trapani e vista come un atto di civiltà. Proprio nel capoluogo, infatti, i Ministeri dell’Interno e dell’Economia e delle Finanze hanno disposto la soppressione del Centro di identificazione ed espulsione (Cie) “Serraino Vulpitta”, mentre soltanto il Viminale ha disposto la chiusura del Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Salinagrande. Era stato il prefetto Falco ad avanzare la proposta, che è stata accolta dal governo centrale e che è stata appresa con soddisfazione da varie associazioni che lavorano in difesa dei diritti umani e che spesso avevano domandato la chiusura in particolare del “Vulpitta”.
La struttura fu attivata nel 1988, come Centro di permanenza temporanea, in un’ala dell’omonima Ipab, che ancora oggi, nel centro abitato della città falcata, ospita anziani. Trasformata in Cie, fu spesso al centro delle cronache per le tante rivolte e proteste degli immigrati che lì venivano trattenuti, ma la pagina più dolorosa della sua storia risale al 28 dicembre 1999, quando nel corso di un incendio persero la vita sei migranti, circostanza che indusse a ridurne la capacità di accoglienza.
Invece, la struttura di Salinagrande, che dal 2005 ospitava il Cara, era sorta come luogo per ospitare ragazze madri, ma non fu mai utilizzata per questo scopo. Nel tempo ha ospitato uomini, donne, minori e nuclei familiari di varie etnie e anche qui in passato si sono spesso registrate proteste e rivolte.   (Margherita Leggio - Trapani)