(1 settembre 2014) - C’è anche Lampedusa nel “passaporto dei diritti” che l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza ha predisposto per informare e aiutare ad orientarsi i minori stranieri che arrivano in Italia. L’isola delle Pelagie figura nella mappa del “Welcome Kit” - unica località a non essere capoluogo di provincia - tra i possibili luoghi di soggiorno dei minori.
L’idea del Kit è nata proprio in seguito alle visite che il Garante ha fatto ai minori ospitati, tra gli altri, nel centro di prima accoglienza e soccorso (Cpsa) di Lampedusa. Incontri, questi, che gli hanno consentito di conoscere i bisogni di bambini e adolescenti presenti nei centri e nelle comunità di accoglienza, come confermato dallo stesso Garante, Vincenzo Spadafora.
“Welcome Kit è uno strumento pensato per dare risposte concrete ai loro bisogni – ha detto il Garante - è un passaporto dei diritti realizzato con l’obiettivo di contribuire a rompere il muro della diffidenza e della paura, che spesso induce i ragazzi alla fuga o ad assumere comportamenti a rischio. Il Kit fornisce loro informazioni pratiche, logistiche e di contesto, insieme ad un piccolo dizionario”.
L’opera è stata pensata per essere distribuita agli under 18 subito dopo il loro arrivo nel nostro Paese, principalmente attraverso la rete di associazioni e comunità che si occupano di accoglienza.
Il Kit di benvenuto nei giorni scorsi è stato inviato anche alla Parrocchia “San Gerlando” di Lampedusa, in prima fila nell’accoglienza e nel sostegno ai migranti, fin dall’inizio dell’esodo che ha visto protagonista questo lembo di terra, ormai più di vent’anni fa. La pubblicazione del passaporto, pertanto, oltre a rappresentare un utile supporto per i suoi destinatari, offre la possibilità di riflettere, a Roma come a Lampedusa, sul tipo di trattamento che in questi anni è stato riservato dal nostro Paese a questa categoria di soggetti particolarmente fragili e vulnerabili, nonché sugli ampi margini di miglioramento della cd. “macchina dell’accoglienza”.
Va ricordato che il nostro ordinamento riconosce a tutti i minori stranieri presenti in Italia il diritto all’istruzione e all’assistenza sanitaria, nonché tutte le tutele previste per i minori italiani in materia di lavoro. I minori stranieri non accompagnati, ovvero arrivati in assenza di un adulto che ne sia legalmente responsabile, sono destinatari di particolari misure giuridiche di protezione e di assistenza, come il collocamento in luogo sicuro e l’affidamento ad una famiglia o ad una comunità. In via generale, infine, i minori stranieri non possono essere espulsi ed hanno diritto al rilascio del relativo permesso di soggiorno.
L’accoglienza dei minori stranieri nella più grande delle Pelagie non ha vissuto sempre momenti felici. Il sovraffollamento, prima, e l’incertezza sulla riapertura del centro di accoglienza, poi, hanno spesso finito per danneggiare soprattutto i minori, anche in considerazione della limitatezza di strutture idonee all’ospitalità in un territorio insulare come quello di Lampedusa. Nei momenti di maggiore concentrazione di migranti sull’isola, infatti, è capitato che i minori fossero ospitati in condizioni di promiscuità con gli adulti e nella stessa precarietà riservata ai maggiorenni. Le cronache degli ultimi anni ci ricordano l’incendio della Casa della Fraternità, ad opera dei giovani tunisini che li erano trattenuti da giorni, fino ai bambini, anche di pochi mesi, arrivati lo scorso mese di luglio e “ospitati” fino a notte inoltrata sul molo Favaloro. Immagini che, si spera, non abbiano più a ripetersi. Molto dipenderà dalla funzione che sarà riservata dal Governo centrale al restaurando Cpsa di contrada Imbriacola ed al modo in cui saranno gestiti gli arrivi, una volta che il centro sarà nuovamente agibile e quindi operativo.
Occorrerà ripartire dalle esperienze positive, come quella dell’Associazione Amici dei Bambini (Ai.Bi.), presente sull’isola con il progetto “Bambini in alto mare”. Questa iniziativa ha permesso ad 11 famiglie lampedusane di seguire un corso di preparazione per ottenere l’affido di un minore non accompagnato. Una di queste famiglie ha già potuto esaudire il desiderio di accudire uno dei bambini invisibili in fuga dall’Africa.
Bisognerà mettere al centro i diritti, la cui tutela spesso si scontra con la carenza di risorse messe a disposizione per l’accoglienza e con le conseguenti inefficienze del sistema. È di qualche settimana fa, ad esempio, la protesta di una settantina di comunità alloggio e di case famiglia siciliane, scese in piazza contro il ritardo nei pagamenti delle rette da parte degli enti locali. Un problema, quello finanziario, che non pare di pronta soluzione, considerato anche il dimezzamento dei fondi destinati all’accoglienza dei minori non accompagnati.
Si spera, dunque, che l’iniziativa del Garante possa fungere da stimolo per una presa di coscienza sull’importanza di tutelare i soggetti più bisognosi di tutele e di accudimento. Una spinta, in tal senso, può partire proprio da Lampedusa. L’isola, per la sua storia di relazioni solidali e le sue peculiarità geografiche, può elaborare un modello di accoglienza per i minori da applicare anche nel resto d’Italia.
(Luca Insalaco - Lampedusa)