(29 agosto 2014) - “Per un lavoro senza frontiere”: questo il nome del progetto, appena conclusosi, realizzato nei mesi scorsi dalle Acli Sicilia, insieme ad Enaip e a Cospes, che ha permesso a venti immigrati residenti in Regione di diventare mediatori culturali. L’iniziativa è stata finanziata dall’Assessorato Regionale alle Politiche Sociali e alla Famiglia, nell’ambito del Fondo Sociale Europeo.
Il corso ha preso il via a maggio 2012 e si è svolto nelle province di Trapani, Agrigento, Caltanissetta e Catania. Articolato in 600 ore di teoria e 540 ore di work experience, il progetto ha visto la partecipazione di immigrati con un elevato livello di scolarizzazione, di origine egiziana, marocchina, palestinese, romena e russa, residenti in una delle quattro province siciliane o in possesso del permesso di soggiorno.
L’iniziativa si è articolata in diverse fasi: la creazione di una rete di servizi con il coinvolgimento di istituzioni pubbliche e private, l’individuazione dei potenziali destinatari, la formazione vera e propria, l’accompagnamento individuale dei corsisti da parte dei tutor. Dopo la fase formativa, svoltasi a Catania, i 20 corsisti hanno svolto i tirocini presso i Patronati Acli di Trapani, Agrigento, Caltanissetta e Catania, realtà emblematiche dell’accoglienza. Affiancati dai tutor, hanno prestato assistenza agli immigrati che si rivolgevano agli uffici.
I quattro migliori corsisti, inoltre, beneficeranno, grazie a specifiche borse lavoro, di una concreta opportunità lavorativa presso gli sportelli immigrazione delle Acli delle province siciliane.
«Da tempo le Acli dedicano particolare attenzione a questo fenomeno – ha sottolineato Santino Scirè, Vice Presidente Nazionale Acli – ma, con questo progetto, abbiamo unito la formazione alle esigenze reali del mercato e degli immigrati. Abbiamo voluto coinvolgere i migranti, perché ci siamo resi conto che, presso gli sportelli immigrazione, mancava una figura che potesse mediare e interloquire con i numerosi stranieri che ogni giorni si rivolgono alle Acli».
Del mediatore culturale hanno bisogno molte strutture, pubbliche e private, non solo per il superamento delle barriere linguistico-comunicative, ma soprattutto per rimuovere o comunque ridimensionare gli ostacoli culturali. Il mediatore collabora con le istituzioni per elaborare strategie volte all’integrazione e sostiene i migranti per facilitare i rapporti con la società e i servizi del paese d’accoglienza, li informa sulle legislazioni vigenti, nonché su usi e costumi, per favorire e sostenere la loro piena integrazione.
In totale, durante l’anno, vengono avviate e seguite dai Patronati Acli all’incirca un migliaio di pratiche, a testimonianza della sensibilità nei confronti del fenomeno migratorio: «Come Acli abbiamo pensato di lasciare la prima accoglienza alle strutture adeguate, come Caritas, Migrantes, o Comunità di Sant’Egidio, mentre ci siamo occupati di sostenere i migranti mettendo a disposizione le nostre competenze tecniche».
Da sottolineare come l'impegno delle Acli non si fermerà al progetto appena concluso: «Grazie ai fondi del 5xmille sono state destinate delle risorse per l’attuazione e lo svolgimento di corsi di italiano per immigrati – ha concluso Santino Scirè – sicuramente ci ricandideremo a progetti analoghi, soprattutto alla luce dell’ottimo rapporto umano che si è venuto a creare con gli immigrati che hanno seguito il corso appena concluso». (Filippo Cannizzo - Migrantes Catania)