(5 agosto 2014) - I recenti fatti accaduti a Castel Volturno, nella zona di Pescopagano, ripropongono con drammatica attualità il fenomeno del grave sfruttamento in agricoltura, e non solo. Un tema del quale troppo spesso ci si dimentica, nonostante la dimensione del fenomeno e la sua diffusa presenza su tutto il territorio nazionale.
La questione coinvolge in particolare i lavoratori stagionali irregolari, che soprattutto con l’arrivo della stagione estiva si riversano per lo più nelle campagne del Sud Italia, dove si adattano a condizioni di vita degradanti, sperimentando in molti casi un vero e proprio sfruttamento.
In assenza di servizi erogati dalle istituzioni pubbliche locali, spesso sono state le Caritas diocesane ad intercettare queste situazioni, facendosene carico secondo le proprie possibilità, sia dal punto di vista della fornitura di beni di prima necessità, che della presa in carico della situazione giuridico- lavorativa, per contrastare la piaga del caporalato. Per coordinare queste attività e renderle più mirate ed efficaci, Caritas Italiana ha deciso di avviare un’azione sistemica sui territori interessati dal fenomeno.
Per questo è nato il progetto Presidio, finanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana e coordinato da Caritas Italiana, con la collaborazione territoriale di 10 Caritas diocesane: Acerenza, Caserta, Foggia-Bovino, Melfi-Rapolla-Venosa, Nardò-Gallipoli, Oppido-Palmi (Rosarno), Ragusa, Saluzzo, Teggiano-Policastro (Piana del Sele), Trani-Barletta-Bisceglie. Obiettivo del progetto è quello di garantire una presenza costante su quei territori che vivono stagionalmente l’arrivo di lavoratori, attraverso un presidio di operatori Caritas pronti ad offrire, oltre ad un’assistenza per i bisogni più immediati, anche un’assistenza legale e sanitaria e un aiuto per i documenti di soggiorno e di lavoro.
Si tratta di operatori che girano le campagne con dei furgoni o dei camper riconoscibili grazie al logo di progetto e che possono seguire così, tramite anche una banca dati, gli spostamenti dei lavoratori, garantendo assistenza in ogni luogo dove c’è un Presidio Caritas.
In provincia di Ragusa, il progetto Presidio è già attivo, ma visto il fermo lavorativo che riguarda la gran parte del lavoro in serra, in questa fase si stanno creando le condizioni per un proficuo lavoro di rete con gli altri enti che lavorano sul versante della tutela legale e sanitaria dei migranti.
La diocesi di Ragusa ha, inoltre, messo a disposizione di Presidio un locale presso Marina di Acate, che servirà da punto di riferimento fisso, affiancato al presidio mobile.
“Il Progetto Presidio sul nostro territorio – dice il Vescovo Paolo Urso – ha innanzitutto un valore di testimonianza, è un segno concreto di vicinanza a quanti cercano una ragione di vita in contesti lavorativi non conosciuti, dove non è facile trovare riferimenti e dove spesso le tutele minime non vengono garantite neppure agli italiani. Per noi è importante anche investigare sul fenomeno e sulle caratteristiche del lavoro delle persone immigrate lungo la costa, sia a livello quantitativo (numero di presenze, tipologie) sia a livello qualitativo, approfondendo le problematiche ad esso connesse.” (Vincenzo La Monica - Migrantes Ragusa)