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Il sogno di Padre Notari: trasformare lo spazio “Erwin” in centro d’accoglienza permanente   versione testuale
Articolo di Filippo Cannizzo - Migrantes Catania

(1 agosto 2014) - Lo spazio d'accoglienza “Erwin” ha chiuso i battenti con l’arrivo dell’estate. Il dormitorio riservato all’emergenza freddo attende nuovi ospiti. Undici posti letto sono rimasti vuoti in attesa che il sogno di Padre Gianni Notari possa trasformarsi in realtà: un centro d’accoglienza permanente. Un progetto che è nato nei mesi scorsi nella chiesa del Crocifisso dei Miracoli di via Umberto a Catania. «Come parrocchia abbiamo fatto delle scelte concrete, individuando tre priorità: i giovani, la famiglia, i poveri, senza disattendere naturalmente le altre esigenze». Tra i poveri, maggiore attenzione è stata riservata ai migranti. E grazie alla collaborazione del Centro Astalli e dell’Help Center della Caritas diocesana che indica gli ospiti, è nato lo spazio per l’emergenza invernale. Prende il nome del 40enne austriaco morto sotto i portici di Corso Sicilia lo scorso Natale, nell’anonimato e nell’indifferenza collettiva. Una struttura sostenuta esclusivamente dalla parrocchia. Chi ha potuto ha contribuito economicamente, altri lo hanno fatto portando beni di prima necessità: cibo e vestiario. «Da parte nostra c’è ora la volontà di trasformare questa struttura di prima accoglienza in una struttura permanente». Senza dimenticare la sostenibilità. «Non cerchiamo denaro pubblico, per noi come Chiesa è importante sviluppare un nuovo concetto di solidarietà orizzontale. Se riusciamo a trovare al nostro interno le risorse che possano garantire una copertura permanente del servizio, allora possiamo trasformare questo sogno in realtà». Sostenibilità che si traduce anche in impegno concreto al fianco delle istituzioni: «Stiamo lavorando come parrocchia per la costituzione di una consulta comunale per i migranti e sollecitando la scrittura di una delibera per un fondo delle povertà estreme».
L’obiettivo di Padre Notari, dell’ordine dei gesuiti, è chiaro: agire in sinergia con il territorio, con le associazioni di settore, allo scopo di allargare il concetto di accoglienza all’intera comunità cittadina. Del resto, il laboratorio socio-politico attivo in parrocchia dal nome Alveare: Progetto per una Democrazia responsabile negli ultimi mesi ha raccolto l’adesione di molti giovani e parrocchiani, che sono usciti dai propri confini esistenziali per aprirsi a quelle periferie tanto care a Papa Francesco. Come ogni sogno che si rispetti non mancano gli ostacoli, prima tra tutti la burocrazia. «I locali sono vuoti perché stiamo ristrutturando mettendo tutto a norma. Non è facile, visti i tanti intoppi che incontriamo ogni giorno». Lavori che prevedono, tra gli altri interventi, anche la realizzazione di uno spazio cucina fruibile in maniera autonoma dai migranti. La parrocchia del Crocifisso dei Miracoli è stata la prima ad aprire le proprie porte ai migranti: «Siamo stati i primi, ma questo non deve essere un vanto per noi, ma solo uno stimolo per altre parrocchie. Il clero non è preparato, non c’è una malafede, come purtroppo si vuol far credere, ma servirebbe un  maggiore lavoro di responsabilità».
Lo spazio di accoglienza permanente non dovrà, però, trasformarsi in semplice assistenzialismo: «Non bastano i flash di solidarietà. Non basta solo accoglierli, rifocillarli, dare loro un senso di vicinanza. In questo siamo bravi, ma dopo c’è il rischio di fermarsi. Motivo per il quale, poi, scappano come raminghi nel territorio nazionale». Una situazione drammatica che, in assenza di politiche sociali, aumenta il pregiudizio sul fenomeno migratorio italiano: «Bisogna educare le persone a condividere ciò che hanno con gli altri, soprattutto con i più fragili. Non è facile. Ma è possibile». Parole e sentimenti di Padre Notari, che sogna una nuova realtà, in cui migranti e autoctoni possano cooperare insieme per il bene comune. “Non ti farò mai mancare un chilo di pasta, ma non mi dire mai di venire a pranzo da me”. Se si capovolge questo assioma allora possiamo affermare che ci sarà vera accoglienza. Utopia? No. Il lavoro svolto in questi anni dai parrocchiani al fianco dei poveri insegna come da un piccolo seme possano nascere grandi frutti. Il prossimo potrebbe essere un centro di accoglienza permanente per migranti nel cuore della Catania bene, nel vivo della “movida” catanese.
(Filippo Cannizzo - Migrantes Catania)