(30 luglio 2014) - Una fossa piccola tanto quanto la bara bianca che adesso ne custodisce il fragile corpicino, il cui capo sarà adesso per sempre rivolto verso La Mecca. La destinazione finale sarebbe dovuta essere la Svezia, dove il papà, militare, e la mamma, avvocato, avrebbero voluto raggiungere dei parenti. Per Ahmad, invece, due anni da poco compiuti, l’ultima tappa è stata le terra del campo comune del cimitero Monumentale di Messina. Il piccolo siriano, nato a Damasco il 17 maggio del 2012, la morte l’ha incontrata per strada, o meglio per mare, durante l’insidioso viaggio intrapreso per andare alla ricerca di un’esistenza migliore, libera da guerra e violenza. Il tragitto, purtroppo, si è però interrotto a pochi metri dalla salvezza, la petroliera Tomer Lotte “intercettata” per effettuare il salvataggio dei migranti nel Canale di Sicilia. Il bimbo è infatti scivolato giù dalle braccia della mamma proprio nel momento in cui quest’ultima tentava di “agganciarlo” alla salvezza.
Ieri pomeriggio “ai piedi” del palazzo comunale di Messina, il presidente del Centro culturale islamico di Messina, Mohamed Refaat ha officiato la cerimonia funebre per Ahmad, sotto gli occhi colmi di un dolore profondo ma composto dei genitori, affiancati dagli altri due figli, ormai orfani di un fratellino. Poggiata su quel piccolo pezzo di legno bianco, la fotografia del bimbo: sguardo sveglio, occhi vispi ed illuminati dall’inconfondibile luce di cui solo le anime pure e belle dei più piccoli possono essere portatori. Per l’intero rito, il volto della giovane mamma, soffocata dalle lacrime, a tratti silenziose a tratti singhiozzanti, è rimasto incollato a quello del piccolo. A prendere parte all’ultimo saluto, celebrato sotto un gazebo collocato sulla scalinata di piazza Municipio, anche un gruppo di migranti compagni di viaggio dello stesso Ahmad. Presenti diverse “divise”, d’ordinanza e istituzionali, dietro cui si celavano pensieri e sentimenti di madri e padri che fuori da ogni ruolo o incarico ricoperto, si sono rispecchiati nella fragilità dei due genitori giunti dall’altra sponda del Mediterraneo. A sostenere la mamma e il papà, oltre ai volontari e alle volontarie che in questi giorni hanno dato loro supporto e assistenza, padre Paolo Galioto, direttore dell’istituto “Cristo Re” dei padri Rogazionisti, dove la famiglia è stata accolta ed ha atteso il momento del funerale: «In questi giorni – ha raccontato padre Paolo – voi avete ringraziato me tante volte, in realtà sono io che devo farlo con voi per tutto quello che siete stati capaci di insegnarmi e farmi capire nonostante la sofferenza provata». Nodo in gola per il sindaco Renato Accorinti: «Non potremo mai capire fino in fondo il vostro dolore – ha affermato il primo cittadino – l’unica cosa che possiamo fare è chiedervi scusa da parte di tutto l’Occidente». A rappresentare la Curia messinese, il direttore della Migrantes e il direttore della Caritas diocesana. Quest’ultimo ha evidenziato che: «Al cospetto di tutto ciò, chi non accoglie e non ospita non è una persona degna di essere definita tale». Parole intense pronunciate sul finale dal presidente del Centro islamico: «L’unica “colpa” del piccolo Ahmad è di essere nato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Eppure cercava solo di andare via da un posto in cui il dolore e la sofferenza regnano sovrane». Ahmad in un’altra terra ci è arrivato, ma è in questa stessa terra, delicatamente sfiorata fino all’ultimo istante dai suoi genitori, che adesso riposerà per sempre. Con il capo rivolto verso la città Santa. (Elena De Pasquale - Migrantes Messina)