(22 luglio 2014) - Benvenuti nella terra di nessuno. Così si potrebbe definire la situazione al Palaspedini, palazzetto dello sport, al fianco dello stadio “A. Massimino”, che da mesi accoglie i migranti in transito a Catania. Una situazione che sembra peggiorata nelle ultime ore, complice l’ondata di caldo che ha investito la città. Sabato sera i volontari della Migrantes e della Caritas di Catania, dopo l’ennesima richiesta di aiuto giunta dal Comune di Catania, hanno assistito a una scena poco edificante.
Una rissa scoppiata tra migranti e cittadini italiani, si presume per futili motivi, ha rischiato di trasformarsi in una brutta pagina di cronaca. Solo il pronto intervento delle esigue forze di polizia ha evitato il peggio e ripristinato la calma, nel momento in cui i protagonisti della lite, con cocci mdi bottiglie rotte, minacciavano azioni eclatanti. La situazione, del resto, è figlia dello stato di abbandono in cui versano i migranti.
Infatti, da troppi giorni, come denunciato da diverse associazioni umanitarie e documentato con foto dal sottoscritto, le condizioni di vivibilità all’interno del palazzetto sono al limite della dignità umana. Si può assistere, arrivando a qualsiasi ora del giorno o della sera, sempre alle stesse scene. In molti, complici le condizioni atmosferiche proibitive all’interno, dove non passa neppure un filo d’aria, transitano nella piazza adiacente. Un via vai continuo. Uomini e donne lasciati in balia di se stessi, in attesa che qualcuno comunichi loro la prossima destinazione. Persone in transito come se fossero oggetti da collocare in fretta, il tutto nell’indifferenza generale.
Dentro il Palaspedini, poi, le condizioni sono precarie: migranti disposti lungo i gradoni sopra mucchi di materassini maleodoranti, condizioni igenico-sanitarie precarie, con tanto di transenne che fungono da box improvvisati in spazi ristretti e angusti. Lo stesso per i minori non accompagnati che, in assenza di adeguati controlli di sicurezza, transitano negli spazi antistanti, nell’indifferenza generale. Molti migranti hanno lasciato volontariamente la struttura, creando non pochi problemi di ordine pubblico. Conseguenza dello stato d’abbandono è stata, per l’appunto, la rissa scoppiata tra migranti e italiani, avvenuta sabato sera davanti gli occhi increduli dei volontari giunti sul posto per consegnare vestiti e beni di prima necessità.
La vera domanda è perché si continua a guardare ai migranti come pedine da spostare e non come persone che meritano dignità e rispetto? Una domanda che coinvolge in prima persona le istituzioni, che oberate da tanta burocrazia, rimbalzano responsabilità e compiti, senza considerare che si sta parlando sempre di uomini, donne e bambini. La rete dell’accoglienza in questi mesi è stata messa duramente alla prova e quello che sta accadendo nelle ultime ore – esemplificativo il disguido del Comune che ha lasciato senza cibo giovedì sera i migranti – è frutto di una stanchezza fisiologica, comprensibile dopo mesi intensi e senza soluzione di continuità.
Lo stesso si può dire per le forze dell’ordine, anch’esse stremate e che devono fronteggiare l’emergenza con poche risorse. Spesso si sente dire: “Noi non abbiamo neppure i soldi per fare carburante, figuriamoci se poi ci sono i fondi extra per pagare lo ore passate qui”. Frasi tipo che sintetizzano una situazione allo stremo che coinvolge tutti, senza distinzione di ruoli e compiti. E in tutto questo lo Stato dov’è? Non si può sempre pretendere che fino a tarda sera ci siano dei volontari pronti a portare all'occorrenza cibo e vestiti. E se un giorno lo spirito silente e misericordioso che anima il volontariato cattolico dovesse venire meno, cosa succederà? (Filippo Cannizzo - Migrantes Catania)