(21 luglio 2014) - Ancora una tragedia, l’ennesima consumatasi nel Mediterraneo, sempre meno mare sempre più cimitero. Questa volta a morire soffocati, nella stiva del barcone di morte che avrebbe dovuti condurli vivi sulle coste della Sicilia, sono stati in 18. Le esalazioni prodotte dal motore dell’imbarcazione, così come accaduto nelle scorse settimane in un analogo racconto di morte, non hanno lasciato scampo ai quei corpi stremati dalla stanchezza e stipati come formiche in un minuscolo spazio vitale.Tre dei superstiti sono stati ricoverati d’urgenza al poli ambulatorio di Lampedusa, ma durante il tragitto uno dei tre non ce l’ha fatta.
Difficile persino per gli “addetti ai lavori” tenere il conto degli arrivi degli ultimi ore: i Centri di Ragusa, Pozzallo, Comiso, fanno nuovamente registrare il “tutto esaurito” e prevedibilmente nuovi comuni siciliani saranno chiamati a fare la propria parte nello scacchiere dell’accoglienza Mare Nostrum. Una conferma di come e quanto la situazione siciliana abbia superato il limite viene proprio da Messina. Nel pomeriggio di ieri, infatti, nella città dello Stretto, sono sbarcati oltre 500 migranti. Si trovavano a bordo di una petroliera che non potendo entrare in porto si è fermata davanti alla di rada Paradiso. I profughi, la maggior parte dei quali di origine siriana, sono stati portati sulla terraferma attraverso i rimorchiatori, tra di loro molti bambini. La calca nella stiva della petroliera non ha lasciato scampo ad uno dei più piccoli, un bimbo siriano di appena un anno, morto di stento e soffocamento. Per lui ad attenderlo a terra una bara bianca e un’auto nera che lo ha condotto all’obitorio del Policlinico. Per gli altri si sono aperte le porte della scuola media “G. Pascoli”, dove il vettovagliamento e le attività di assistenza saranno garantiti dalla Croce Rossa.
Una decisione, quella adottata dal Ministero su Messina, che appare quasi inevitabile, considerando che attualmente, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, «ci sono miriadi di imbarcazioni in mare. La maggior parte delle quali con a bordo richiedenti asilo».
Immediate e come sempre indignate le reazioni del mondo politico di fronte all’ultima tragedia. Intervenuto per commentare il drammatico accaduto, il premier Matteo Renzi ha sì ribadito la necessità di rafforzare il sistema Frontex, ma ha al tempo stesso evidenziato il bisogno di risolvere la questione alla radice, nella speranza di poter andare oltre il problema, ormai cronico, dell’accoglienza. Un fronte che vede in prima linea la Sicilia, il primo punto di terra ferma che i migranti riescono a toccare dopo giorni di disperata navigazione. Proprio a questo proposito, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, in visita a Messina, interrogato sul tema ospitalità, ha lanciato un indirizzo ben preciso che dovrà trovare sponda e conferma nel Ministero della Difesa: «La cosa da fare per fronteggiare il nodo della primissima accoglienza – ha commentato l’esponente di Ncd – è utilizzare le aree militari ormai dismesse, dove sorgevano caserme che ora devono essere adoperate come ricoveri per i migranti. Il passaggio successivo – ha poi aggiunto Alfano – deve essere quello di aiutare queste persone a lasciare l’Italia, perché il loro progetto migratorio prevede diverse destinazioni».
L’ipotesi avanzata dal ministro Alfano chiama in causa anche la città dello Stretto, dove insiste un’area, denominata Bisconte, in cui sorgono tre caserme, Gasparro-Nervesa-Masotto, un tempo usate come dormitori dei militari. Nel caso in cui la linea ministeriale dovesse prendere corpo, anche alla luce del sopralluogo effettuato negli scorsi mesi dagli stessi rappresentanti prefettizi, l’ospitalità potrebbe essere garantitanella caserma Nervesa,date le migliori condizioni strutturali.
Tale ipotesi, benché in un primo tempo avanzata dalla stessa Amministrazione comunale, che delle aree vuole ottenere la piena titolarità, non viene più sposata con grande entusiasmo dal sindaco, Renato Accorinti. Il rischio, infatti, considerata anche l’ampia superficie disponibile e le esigenze del momento, potrebbe essere la creazione di un Centro di prima accoglienza che da temporaneo diventi “istituzionalizzato”.
Intanto, i numeri degli sbarchi sono impressionanti in tutta la Sicilia. La petroliera giunta a Messina ha a bordo il più altro numero di profughi. Ma Lampedusa è allo stremo, Pozzallo ha registrato nuovi sbarchi in nottata, in mattinata ne sono arrivati anche a Catania e nel pomeriggio é prevista una nuova ondata, con i primi trasbordi a Palermo. (Elena De Pasquale – Migrantes Messina)