(4 luglio 2014) - Il “bollettino” degli sbarchi è in continuo aggiornamento. Cambiano i porti di sbarco, (Augusta, Pozzallo, Porto Empedocle, Catania, Messina), cambiano le cifre, ma non cambia il carico di sofferenza che si cela dietro i volti di chi arriva. Molti dei quali, e le cronache delle ultime ore ce lo stanno ricordando bene, vedono morire davanti ai loro occhi amici di viaggio diventati tali sui disgraziati porti della Libia. Dove sogni di futuro e orrori di violenze si incrociano come le correnti del mare e del vento. Nel silenzio e nell’indifferenza.
Secondo le notizie giunte da Catania, ottenute sulla base delle informazioni fornite dai migranti, sarebbero 45 le persone mancanti all’appello nell’ultimo sbarco. Con il passare delle ore cresce l’inevitabile timore che anche per queste persone il Mediterraneo sia destinato ad esserne l’ultimo “punto di approdo”. Su quella che si annuncia come l’ennesima tragedia del mare, grazie al lavoro di mediazione svolto dagli operatori dell’Unhcr con i disperati, che hanno fornito importati testimonianze, la Procura della Repubblica di Catania ha aperto un fascicolo.
Lo sbarco, oltre che essere caratterizzato dal dolore della perdita, è stato purtroppo contraddistinto anche da un allarme sanitario (presunto caso di malattia virale) che ha reso necessario tenere in rada l’imbarcazione per un giorno infatti. Prevedibile, e purtroppo difficile da controllare, il timore della diffusione dell’ebola o di una forma più aggressiva vaiolo. A rendere particolarmente delicata la situazione, la decisione di bloccare l’arrivo della nave in contemporanea ad una manifestazione organizzata dai poliziotti del Sap. Nel corso della protesta, infatti, i sindacalisti hanno consegnato mascherine e tute monouso, rivendicandone la distribuzione al personale in contatto con i migranti, finendo con l’alimentare una vera e propria psicosi. È stato necessario attendere qualche giorno per riportare la calma: nessuna forma virale, ma solo varicella.
La nave Orione, dopo una lunga attesa, ha quindi finalmente fatto ingresso consentendo finalmente ai migranti di toccare terra: c’è chi, non appena sceso dall’imbarcazione, ha giunto le mani “intonando” una preghiera, e chi si è prostrato a terra. I giovani e giovanissimi richiedenti asilo sono quindi stati trasferiti al Pala Spedini, dove si sono concluse le operazioni di identificazione e foto segnalamento: tra loro 322 uomini, 29 donne e 45 bambini, 4 dei quali neonati. Una sedicenne probabilmente, vittima di violenza ed in stato interessante, è stata trasferita d’urgenza alla Ginecologia dell’ospedale Garibaldi. Secondo le forze dell’ordine i migranti provengono in prevalenza da Siria, Pakistan e Nigeria, ma non si esclude la presenza di africani originari di Paesi del Corno d’Africa.
Al Pala Spedini, intanto, la situazione è vicina al collasso: i servizi sociali del Comune hanno coinvolto la Comunità di Sant’Egidio, la Caritas e la Migrantes per distribuire scarpe, pannolini, cibo. Al più presto, però, saranno trasferiti nel vicino Cara di Mineo. Cresce la tensione per la decisione del sindaco di Militello Val di Catania, Giuseppe Fucile, di dire no all’apertura di uno Sprar per i richiedenti asilo. Secondo quanto sostenuto dal primo cittadino “potrebbero generarsi tensioni e conflitti, compromettendo ogni rapporto d’integrazione”. Una tesi contro la quale è intervenuto il presidente della cooperativa sociale, Danilo Dambone, che ha invece denunciato “la scarsa sensibilità dell’Amministrazione verso chi soffre”. (Nino Arena - Migrantes Messina)