(25 giugno 2014) - Per qualche ora le “divise da campo” sono state sostituite da altre casacche, più colorate ma soprattutto più “leggere”. Per l’intera mattinata, come milioni di altri coetanei, i migranti ospiti del Centro di accoglienza temporanea di Messina hanno calciato con divertimento e spensieratezza la sfera bianca e nera, scivolata su e giù per il campo da baseball del centro, trasformato, per l’occasione, in un campo da calcio. La parentesi di normalità, organizzata dall’ente gestore della struttura con l’ok della Prefettura, è stata aperta, ma purtroppo già chiusa, in occasione della “Giornata mondiale del rifugiato”, celebrata lo scorso 20 giugno.
Un momento di “diversità” che ha interrotto la quotidianità dell’attesa. Compagni di squadra dei migranti, suddivisi in quattro formazioni, ciascuna composta da dieci giocatori, personale e operatori della struttura di ospitalità, che in questi mesi hanno avuto la possibilità di sperimentare un’esperienza dentro l’altra: non solo quella strettamente professionale, legata appunto al “rito” dell’accoglienza, ma quella ben più importante dell’incontro-confronto con l’altro. Così come sta avvenendo per la visione dei Mondiali di calcio, grazie alla collocazione di un maxi schermo all’interno della tenda-mensa, ancora una volta è stato il pallone ad avere annullato le “distanze” tra le parti. Ad essersi aggiudicato il torneo, il team Black Devils.
Ad “arricchire” la giornata, non solo il divertimento, ma anche la riflessione. Nel pomeriggio, infatti, i 249 ospiti, per la maggior parte di origini sub-sahariane, alcuni di religione musulmana, altri cristiani, sono stati protagonisti di un momento di preghiera condiviso. A celebrarlo, “a due voci”, il direttore dell’Ufficio Migrantes di Messina, Santino Tornesi, e il presidente del Centro culturale islamico Mohamend Refaat. «Siamo qui, tutti insieme, per pregare per voi e per le vostre famiglie – hanno affermato Tornesi e Refaat – per quelle madri rimaste nei vostri paesi d’origine, che sperano che i vostri progetti di vita possano andare come il vostro cuore desidera». Progetti che attraversano i deserti, “sostano” nelle carceri libiche, “solcano” il Mediterraneo, per poi rimanere “intrappolati” tra le pieghe di un sistema che, nonostante gli sforzi profusi da enti locali, organizzazioni di volontariato, parrocchie, fa acqua da tutte le parti, perché mancante di una vera “cabina di regia”. Nel pomeriggio, dopo un saporito pranzo a base di piatti tipici della cucina etiope (zighinì e tumtumò), preparati dalla signora Bedulu Aialnesh, spazio alla premiazione, non solo dei vincitori, ma di tutti partecipanti.
A consegnare le 249 medaglie, il delegato del Coni e della Fgci, Aldo Violato, il quale si è detto pronto e disponibile ad “intensificare” incontri ed appuntamenti sportivi, che possano regalare ai richiedenti asilo sprazzi di quotidianità che vadano oltre il mero assistenzialismo. Come affermato da papa Francesco, proprio in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato, si faccia il possibile per «alleviare le sofferenze» di uomini e donne in cerca di vita. (Elena De Pasquale - Migrantes Messina)