(20 giugno 2014) - Un pool di avvocati per fornire consulenza giuridica ad enti, Ong e forze dell’ordine impegnate sul fronte migratorio. È il “Progetto Lampedusa”, iniziativa del Consiglio Nazionale Forense e della Scuola Superiore dell’Avvocatura, in collaborazione con l’Unione dei Fori Siciliani, partita lo scorso primo maggio e in programma fino al prossimo mese di ottobre. Il progetto mira a tutelare i diritti fondamentali dei migranti, con specifico riguardo all’immigrazione via mare ed a tutte le questioni ad essa connesse, attraverso un presidio informativo giuridico che vede alternarsi, a cadenza bisettimanale, un avvocato con esperienza (senior) ed un laureato in giurisprudenza o praticante (junior). Alle loro spalle il gruppo di supporto scientifico-operativo, che fornisce assistenza nella risoluzione dei quesiti normativi. I legali, che prestano la propria attività gratuitamente, salvo un rimborso per le spese di viaggio e di soggiorno, hanno accolto con entusiasmo l’idea di potere mettere la propria professionalità al servizio di una causa nobile e alta.
«Abbiamo ricevuto una marea di adesioni, da Nord a Sud – racconta l’avvocato Monica Gazzola, coordinatrice del progetto – questo dimostra che c’è grande sensibilità su questi temi, soprattutto da parte dei giovani». Dal punto di vista operativo, il progetto ha visto finora gli avvocati fornire consulenza soprattutto alla Guardia Costiera, su questioni generali ed in materia di competenza territoriale, con riferimento all’operazione Mare Nostrum. «La disciplina che interessa la materia migratoria è particolarmente complessa – spiega l’avvocato Gazzola – il nostro compito è quello di consentire una corretta applicazione, non solo delle norme di diritto interno, ma anche della legislazione internazionale, alla luce della giurisprudenza in materia».
I legali hanno fornito assistenza anche all’amministrazione comunale, che ospita il presidio, in particolare sulla questione delle cosiddette “carrette del mare”. «Gli scafi utilizzati per le traversate rappresentano un problema non da poco per l’ente, per lo spazio pubblico che occupano ed in considerazione dei costi legati alla loro demolizione – ricorda il legale – stiamo, quindi, valutando la possibilità di concederli agli enti ed ai musei che da ogni parte d’Italia li richiedono, per esporli oppure a scopi artistici». L’impegno nell’isola ha permesso ai professionisti di toccare con mano i problemi che interessano la comunità lampedusana, ma anche il senso di umanità che anima marinai e residenti. «Tutti gli uomini della Capitaneria di Porto sono attenti alla gestione degli arrivi e lavorano con assoluta dedizione. Abbiamo anche avuto modo di apprezzare la grande sensibilità di tutti gli abitanti dell’isola».
Un altro tema verso il quale i lampedusani sono particolarmente sensibili è la sanità. È proprio sul fronte dell’assistenza medica che si concentrano le maggiori criticità per gli isolani, costretti a partire alla volta della cosiddetta “terraferma” anche per esami di routine. Normale, quindi, che i residenti si sentano dimenticati, soli, più di quanto non debba sentirsi chi vive su un’isola. Abbiamo chiesto al commissario straordinario dell’Asp Palermo, Antonino Candela, cosa intenda fare l’azienda che dirige per aiutare le Isole Pelagie. «Dopo la strage del 3 ottobre l’Azienda ha fatto uno sforzo enorme per fare fronte all’emergenza, come è stato riconosciuto anche dall’Organizzazione mondiale della Sanità – ricorda con orgoglio il numero uno dell’Asp – da due mesi abbiamo potenziato il poliambulatorio, con l’aggiunta di infermieri e di un medico generico per le emergenze. A breve, inoltre, è previsto l’arrivo di due nuove autoambulanze. I mezzi di soccorso verranno consegnati entro il mese di giugno per far fronte alle emergenze». E le visite lampo dei medici, costretti a “smaltire” in poche ore file interminabili di pazienti, in modo da ripartire in giornata? «Per molte specialità le liste d’attesa sono minime, in alcuni casi pari a zero. Inoltre, il direttore sanitario dell’isola non ci ha mai segnalato situazioni di criticità», minimizza il dottore Candela. Il dirigente smonta, poi, gli allarmismi legati alla possibile diffusione di malattie di cui i migranti sarebbero portatori, timori che definisce ingiustificati. I problemi che i medici riscontrano più frequentemente nelle persone che vengono soccorse sono legati a situazioni di ipotermia e di disidratazione, ovviamente causate dal viaggio. Sull’isola, ad ogni modo, la chiusura del Cpsa rende impraticabile la permanenza degli immigrati che dovessero sfuggire alla rete di controllo disposta nel Canale di Sicilia. È quanto accaduto lunedì scorso, quando un barcone composto da circa trecento persone, in prevalenza uomini, è riuscito ad attraccare indisturbato al porto. I migranti, come le altre volte, sono stati trasferiti in giornata con la nave di linea diretta a Porto Empedocle, non senza qualche mugugno dei passeggeri. (Luca Insalaco – Lampedusa)