(19 giugno 2014) - Basta davvero poco per far sì che un luogo apparentemente “diverso”, nato per separare un mondo dall’altro, diventi invece un spazio in cui ci si scopre tutti uguali, senza differenza di razza, colore, appartenenza etnica o religiosa. Un luogo in cui ritrovarsi l’uno accanto all’altro per condividere le stesse emozioni, passioni e sensazioni.
È questo ciò che è avvenuto (e si spera possa continuare ad accadere anche dopo la grande finale) all’interno del Centro temporaneo di prima accoglienza di Messina: per iniziativa dell’ente gestore, il Consorzio di imprese Sines Hospes-Sol.Co.-La Cascina Global Service, e della Prefettura, nella tenda bianca adibita a sala mensa, è stato collocato un grande televisore, per consentire agli ospiti di vedere i matches dei mondiali di “Brasile 2014”.
Appuntamenti imperdibili per i migranti richiedenti asilo, la cui quotidianità, scandita esclusivamente dall’esasperante attesa dei trasferimenti, per qualche settimana sarà invece “colorata” da momenti di svago e distrazione. Tonalità che rispecchieranno quelle delle maglie delle nazionali africane che hanno avuto accesso alla fase finale del campionato del mondo: Camerun, Nigeria, Ghana, Costa d’Avorio, Algeria.
Paesi che potranno contare su numerosi supporters tra le 32 tende del campo, dove negli ultimi giorni è tornato a farsi registrare il “tutto esaurito”. Posti in piedi non solo per la partita di esordio, ma anche per tutte le altre gare di qualificazione finora disputate, con un tifo particolarmente caldo nel momento in cui a scendere in campo sono le squadre del “continente nero”. Impossibile per i migranti non resistere al “richiamo” del fischietto arbitrale e al fascino del rettangolo verde.
Le giornate, ancor più difficili da trascorrere a causa dell’arrivo del primo caldo veramente estivo che in questi giorni sta “infiammando” la Sicilia, vengono vissute aspettando le partite che si susseguono tra pomeriggio e sera.
Negli attimi in cui la sfera rotola sul rettangolo da gioco, sospinta da una porta all’altra, la scritta “Ministero dell’Interno” che campeggia sulla tenda bianca allestita nel campo sembra non esistere più: quel luogo, infatti, cessa di essere un Centro di prima ospitalità, e si trasforma in uno dei tanti bar, piazze, punti di ritrovo, case di amici o di parenti in cui, in qualsiasi parte del mondo, contemporaneamente, centinaia di tifosi si riuniscono per vivere insieme il sacro rito dei Mondiali di calcio. E, sebbene a fianco dei migranti ospitati a Messina, non ci siano fratelli o amici d’infanzia, l’entusiasmo che si prova fronte allo schermo, anche se solo per un paio d’ore, riesce a far scoprire tutti amici e fratelli, a prescindere dai legami di sangue o dal grado di conoscenza.
Africa e Italia, ancora una volta insieme: a vivere e condividere con i migranti il rito sportivo, anche i tanti operatori dell’ente gestore o delle forze dell’ordine. Di fronte a quello schermo, lo ribadiamo, si annulla ogni differenza di razza, colore, religione. L’unica diversità è rappresentata dal colore della maglia, una diversità che però non divide, bensì unisce e fortifica. (Elena De Pasquale – Migrantes Messina)