(18 giugno 2014) - Il piano del Ministero dell’Interno giovedì all'esame delle Regioni e dei Comuni per uscire dall'emergenza e arrivare alla programmazione dell'accoglienza.
Si è aperta una settimana che potrebbe risultare decisiva per uscire dall’emergenza immigrazione e approdare finalmente alla programmazione. Il Ministero dell’Interno ha elaborato, infatti, un piano in cui l’accoglienza non viene delegata ai soli Comuni, le cui casse sono sempre più povere a fronte di competenze che aumentano, anche nella gestione dei processi legati alle migrazioni.
La riunione della Conferenza unificata Stato-Regione-Comuni è stata fissata per giovedì 19 giugno e il Viminale ha già messo sul tavolo della discussione il progetto che prevede, tra le altre cose, la creazione di tre grandi Centri di prima accoglienza in Sicilia, Calabria e Puglia, dove portare i migranti appena sbarcati. Dopo le cure immediate e l’identificazione, i migranti dovrebbero essere trasferiti in 10 "hub" regionali dedicati all’esame delle richieste di asilo per inserire chi ha diritto alla protezione nel sistema Sprar diffuso su tutto il territorio nazionale, quindi rimpatriare chi non ha diritto a restare in Italia. “Il piano – ha spiegato nei giorni scorsi all’Ansa il sottosegretario Domenico Manzione – tiene conto del cambiamento nei numeri e nella natura del fenomeno migratorio: siamo già a 52mila arrivi nel 2014 e saranno di questo passo presto superati i 63mila registrati nel 2011. La stragrande maggioranza sono richiedenti asilo. Preso atto di ciò, cerchiamo di affrontare il problema senza il ricorso all’emergenza, anche perché con queste cifre avremo a che fare per i prossimi anni, non si tratta di una contingenza. Si immagina – ha aggiunto – un piano a fisarmonica, duttile per adattarsi alle esigenze che si presenteranno”. I migranti arrivati sui barconi “in condizioni spesso disastrose – ha sottolineato Manzione – hanno bisogno di interventi immediati, di essere curati e monitorati per evitare il diffondersi di eventuali malattie. A questo scopo bisogna creare tre grandi Centri dove svolgere queste attività che richiedono pochi giorni di tempo”.
Per quanto riguarda la Sicilia, l’ipotesi di Mineo per il Centro di identificazione e cura sembra essere scartata, potrebbe quindi essere allestita una tendopoli, gli altri Centri dovrebbero sorgere a Crotone e a Bari. “La strada più congrua – ha rilevato ancora Manzione – è quella di utilizzare strutture dello Stato, come potrebbero essere anche caserme dismesse, in modo da evitare i costi degli affitti. Altrimenti si potrebbe ricorrere alle tendopoli”.
Dopo questa prima fase, c’è lo smistamento di chi chiede asilo in 10 appositi Centri regionali (5 sono già presenti), con le Commissioni che dovranno esaminare le richieste che passeranno dalle attuali 20 a 50 per velocizzare i tempi. Per il raddoppio dei Centri e l'aumento delle Commissioni si prevede una spesa di circa 15 milioni di euro. In seguito, chi ha diritto alla protezione verrà trasferito nelle strutture della rete Sprar che gli Enti locali metteranno a disposizione. “Non sarà – ha precisato Manzione – un’accoglienza coatta, imposta dallo Stato, ma spontanea, derivante dalla disponibilità di posti, secondo un preciso programma che monitoreremo quotidianamente. Ora serve anche il mutuo riconoscimento dell’asilo da parte degli altri Paesi, in modo che il migrante arrivato in Italia, ottenuto lo status di rifugiato, possa trasferirsi. È una battaglia che l’Italia, nel semestre di presidenza Ue, può vincere mettendo in campo tutto il peso politico che ora ha il Governo Renzi”.
La road map tracciata dal Ministro Alfano, condivisa lo scorso 10 giugno con i vertici dell’Anci, dovrebbe portare al varo di un sistema integrato di accoglienza, e di risorse certe, per far fronte ai flussi migratori sulle coste italiane. “L’incontro è stato molto positivo, – ha dichiarato il sindaco di Catania Enzo Bianco a termine del confronto – si attende adesso il passaggio dalla progettazione alla esecuzione, perché vogliamo avere certezze sia procedurali che finanziarie”. Bianco ha inoltre ribadito la richiesta di un pieno coinvolgimento dell’Europa e di un allargamento del sistema Sprar anche ai minori stranieri non accompagnati. Sul primo aspetto il sindaco di Catania ha auspicato “un coinvolgimento nell’operazione Mare nostrum anche di altri Paesi europei, perché le coste siciliane sono i confini dell’Europa, non solo dell’Italia. Serve una centrale operativa e una regia complessiva, per un impegno concreto che coinvolga Comuni, Regioni, Governo italiano e Unione europea”.
Al di là di Mare nostrum e delle richieste all’Europa di riformare Frontex (ma occorre che l’Italia formuli una proposta chiara e sia disponibile a cedere fette di “sovranità” in favore di una gestione comunitaria dei flussi), il pressing degli Enti locali sul Governo sembra possa finalmente segnare un successo. (Nino Arena – Migrantes Messina)