Centro Astalli di Palermo, dieci anni al servizio dei rifugiati
Articolo di Luca Insalaco - Palermo
(13 giugno 2014) - Settemila persone accolte e servite. È un curriculum di tutto rispetto quello del Centro Astalli di Palermo, una lunga storia d’amore e di fiducia verso il prossimo. La missione al servizio dei migranti ha inizio dodici anni fa, quando una cerchia di persone di buona volontà inizia a impartire i primi rudimenti di lingua italiana ad un gruppo di stranieri. Tra una lezione e l’altra, i volontari imparano a cogliere i bisogni degli alunni, le loro necessità più urgenti. Da lì partono i primi servizi strutturati che, dal 2006, prendono forma in un antico palazzo che sorge in Piazza SS. Quaranta Martiri, nel quartiere Ballarò. Alle lezioni di italiano, nel tempo, si è aggiunta una serie di iniziative per fare fronte alle urgenze dei migranti. Si va dalla distribuzione dei vestiti al doposcuola per i bambini, dal servizio docce all’uso delle lavatrici, senza dimenticare gli appuntamenti settimanali con il medico e l’avvocato. Il momento più significativo è al mattino, quando, che ci sia freddo oppure il sole, gli stranieri si mettono in fila per la colazione.
Grazie alla Provvidenza, i volontari del Centro riescono ad offrire il primo pasto anche a 70 persone al giorno. Un miracolo per chi vive prevalentemente di offerte. L’anima delle iniziative è Alfonso Cinquemani, ingegnere in pensione, con la vocazione al servizio, che ricopre la carica di presidente dell’associazione. In questi anni ha visto tante storie passare da qui. Quella del giovane togolese, ad esempio, senza lavoro e senza permesso di soggiorno, incontrato per caso in chiesa. Oggi quell’uomo è un metalmeccanico qualificato, che con il suo lavoro mantiene una famiglia con tre figli. Le vicende, però, che rimangono più impresse al responsabile della struttura sono quelle di chi non ce l’ha fatta, di chi è arrivato in Italia inseguendo un miraggio, una réclame, e qui non ha trovato nulla. Ci provano, comunque, i volontari a inserire queste persone nel mondo del lavoro. Con i corsi organizzati per formare le badanti, con gli appuntamenti dedicati all’avviamento al lavoro, con l’info-point, un progetto conclusosi lo scorso 4 giugno.
«Il centro diurno vive di offerte, perché sui finanziamenti pubblici non si può fare alcun affidamento – spiega sconsolato Cinquemani – il pubblico, più che un facilitatore, è un ostacolo». Da alcune settimane il Centro ospita 20 richiedenti asilo e rifugiati nell’ambito del circuito Sprar, grazie ad una convenzione stipulata con il Comune di Palermo. «Abbiamo abbracciato questo servizio, anche se siamo coscienti che i fondi per l’accoglienza arriveranno solo tra alcuni mesi – sottolinea Cinquemani – finora abbiamo accolto molte donne con bambini, alle quali offriamo vitto e alloggio, oltre a lezioni di lingua italiana e processi di animazione. L’obiettivo è quello di renderli autonomi, capaci anche di trovare da soli una casa ed un lavoro». È stato necessario anticipare i soldi anche per pagare l’affitto di un locale, in attesa che vengano sbloccati i lavori per ristrutturare un’immobile di proprietà dei Padri Gesuiti, in piazza Casa Professa. «Aspettiamo di poter utilizzare questa struttura da ben sei anni – ricorda il responsabile del Centro – il problema è che non si riesce ad avere una visione di lungo periodo. Viviamo un costante senso di precarietà, che rende tutto più difficile». (Luca Insalaco - Palermo)