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“Mediterraneità e alterità mediterranee”: Erice, città della Pace, al centro del Mare nostrum   versione testuale
Articolo di Margherita Leggio - Trapani

(5 giugno 2014) - “Il Mediterraneo è un mare paradossale e pieno di contraddizioni, al quale un documento della Conferenza Episcopale Italiana nel 2010 ha riconosciuto una nuova centralità geografica”.  Lo ha affermato sabato 24 maggio il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, delegato dalla Conferenza Episcopale Siciliana per le Migrazioni, a conclusione del convegno internazionale di studi “Mediterraneità e alterità mediterranee” che si è svolto dal 21 al 25 maggio a Erice, città della Pace. L’iniziativa, giunta al secondo anno e sponsorizzata dal Centro mediterraneo di studi interculturali, è stata organizzata da Antonio Vitti, direttore della scuola italiana al College Middlebury del Vermont, negli Stati Uniti, con Jerry Pilarski e Pinola Savalli, ha avuto il patrocinio del Comune e ha ospitato studiosi provenienti da U.S.A., Maghreb, Sicilia e Irlanda. Mons. Mogavero, che si è sempre adoperato per il dialogo tra i residenti delle due sponde del Mediterraneo, organizzando, tra l’altro, nel 2012 a Mazara del Vallo, dopo i tumulti della cosiddetta “Primavera araba”, una riunione dei vescovi del Nord Africa, è stato anche molto critico nei confronti di chi, di fronte all’immigrazione, mostra “durezza di cuore”.  “Insieme all’accoglienza e al dialogo, le differenze – ha aggiunto il prelato – sono risorse che danno spessore alle relazioni e che, partendo dal Mediterraneo, possono coinvolgere l’intera Area euro-mediterranea, proiettandola verso il rinascimento del terzo millennio e rendendola veramente crocevia di popoli, culture, civiltà e fedi”. Il vescovo Mogavero ha ricordato, inoltre, che lo scorso 19 maggio Papa Francesco, rivolgendosi ai vescovi italiani, in apertura della 66ª Assemblea Generale della CEI, a Roma, ha indicato uno spazio suggestivo di attenzione: “la scialuppa che si deve calare è l’abbraccio accogliente ai migranti; fuggono dall’intolleranza, dalla persecuzione, dalla mancanza di futuro. Nessuno volga lo sguardo altrove”. “Un frutto significativo del dialogo – ha aggiunto mons. Mogavero – è quello di favorire l’abitare le nuove frontiere della multiculturalità, soprattutto trovando nuovi approcci verso il fenomeno migratorio, sfida decisiva per il nostro tempo.
Un valore aggiunto alla promozione del dialogo interculturale è rappresentato dalla presenza cristiana, variamente realizzata, sull’intero bacino del Mediterraneo. Intensificando i rapporti di dialogo e scambio, le Chiese cristiane possono offrire modelli originali ed esemplari in ordine all’instaurazione di relazioni umane orientate allo sviluppo dei popoli e alla promozione della pace. Il dialogo interculturale può favorire un incontro arricchente e costruttivo, proprio perché può avvalersi di molteplici diversità, che sono non una problematica criticità, ma una grande risorsa. Questo dialogo deve essere in grado di costruire nella reciprocità la civiltà dell’amore, come nuova medicina per guarire incomprensioni e conflitti tra i popoli e le religioni”. Il vescovo di Mazara del Vallo ha poi ricordato che “oggi il Mediterraneo è in grande fermento e le tre religioni monoteiste che lo abitano hanno una irripetibile vocazione unificante, perché possono accompagnare i popoli che lottano per la democrazia a intraprendere correttamente la strada della partecipazione, ancorandola sulla centralità e dignità della persona, avendo di mira il progresso e lo sviluppo, nella ricerca della pace fra le nazioni, non elevando muri ma costruendo ponti, soprattutto attraverso il dialogo.
Credo – ha continuato mons. Mogavero – che l’attuale fremito di libertà e dignità, nato dal profumo dei gelsomini di Tunisia, alimentato dalla vibrante forza trainante dei giovani e delle donne, attraverserà tutto il mondo arabo e approderà, pur con gli inevitabili prezzi di vite immolate, a mete di novità incredibili, che potrebbero segnare il passaggio del mondo arabo da quello che paragonerei al nostro Medioevo all’ambito della modernità. Ritengo che questo percorso giungerà a buon fine solo se l’Europa dei grandi umanesimi e dei diritti umani codificati e difesi accompagnerà e sosterrà la fatica di questi popoli che, liberi da regimi dittatoriali oppressivi e corrotti, anelano alla democrazia partecipativa”.
Durante la manifestazione svoltasi a Erice sono stati proiettati docu-film di Giovanna Taviani, Stefano Liberti, Andrea Segre e Giacomo Pilati sul Mediterraneo, con i quali sono state affrontate le questioni politiche legate ai problemi dell’immigrazione e il fenomeno delle Primavere arabe. Alcuni relatori hanno invece parlato del Mare nostrum dal punto di vista letterario, cinematografico e filosofico. (Margherita Leggio -Trapani)