(27 maggio 2014) - La mobilità umana in provincia di Ragusa non è solo sbarchi ed emergenza. La storia migratoria del territorio è lunga e ricca di esperienze e l’integrazione non è solo una formula magica da recitare ai convegni o durante le campagne elettorali, ma una scommessa già in atto nel contesto sociale, sanitario e abitativo. Proprio l’aspetto dell’abitare è stato discusso giovedì scorso presso la Prefettura di Ragusa, all’interno del Progetto “Empowerment”, finanziato nell'ambito del Fondo Europeo per l'integrazione di cittadini di Paesi terzi. “Empowerment” prevede lo svolgimento di momenti di incontro che, oltre a fornire competenze di base sulla comunicazione interculturale, hanno lo scopo di contribuire a rendere efficaci gli interventi in favore dei migranti nei contesti definiti. Il tema dell’abitare è stato affrontato dagli operatori del Progetto “I tetti colorati”, anche esso finanziato con fondi europei per l’integrazione dei cittadini di Paesi terzi. Il progetto si occupa, per conto della diocesi di Ragusa, di facilitare l’incontro tra domanda ed offerta di unità abitative, nel rispetto delle garanzie dei locatari e degli stranieri affittuari, potendo contare già su uno “Sportello Casa” presente a Ragusa e a Vittoria e puntando a realizzare nei prossimi mesi la nascita di una “Agenzia Casa No Profit”. Quel che è emerso dal confronto tra i vari attori che si occupano della questione casa è che cattive politiche abitative per i migranti rendono il progetto migratorio più faticoso e precario e determinano una scarsa affezione al territorio. Si rafforza così l’idea dell’integrazione subalterna, per cui ai migranti è ancora affidato il ruolo di occupante nei segmenti di volta in volta trascurati dagli italiani. L’esperienza di ricerca del progetto “I tetti colorati” dimostra, anche con la documentazione fotografica allegata a questo articolo, che troppi stranieri nel nostro territorio vivono in case che non sono dimore (non rendono cioè possibile l’espletamento delle funzioni e delle relazioni primarie di una famiglia) o, addirittura, in case che non sono case. Gravissimi, in questo senso, gli esempi di alloggi ricavati in bassi garage o magazzini ed affittati a caro prezzo come abitazioni a cittadini non comunitari che non hanno altre scelte. Dirette sono le conseguenze sulla salute psico-fisica degli abitanti, soprattutto in presenza di minori, che presentano frequenti episodi di asma, allergie, bronchiti, depressioni e, più in generale, povertà di relazioni sociali. “I tetti colorati” ha seguito 156 persone, trovando casa ad affitto regolare ed equo per 26. Secondo Domenico Leggio, responsabile del progetto per la Diocesi di Ragusa, “l’esperienza di questo servizio in favore dei migranti dimostra la necessità di integrazione fra le politiche sociali e le politiche urbanistiche, che altrimenti portano alla creazione di ghetti urbani. Per questo motivo è importante progettare azioni congiunte tra pubblico e privato, per l'acquisizione, il recupero e la gestione degli alloggi da destinare in locazione, invogliando altresì la locazione da parte dei privati con incentivi fiscali per chi affitta a canone equo.” Rosanna Mallemi, Dirigente dell'Area Immigrazione della Prefettura, loda la collaborazione creatasi in provincia: “In virtù della collaborazione tra noi e gli enti del privato sociale - dichiara - riusciamo, non solo a gestire l’emergenza programmata data dagli sbarchi ormai continui, ma anche a proporre momenti di perfezionamento che, senza dubbio, arricchiscono culturalmente e socialmente il nostro territorio”. (Vincenzo La Monica - Migrantes Ragusa)