(19 maggio 2014) - Nell’esodo di milioni di persone, in fuga da guerre e persecuzioni, si inserisce il dramma dei minori stranieri non accompagnati (MSNA). Sono i bambini invisibili, un piccolo grande esercito armato solo dei sogni che accompagnano i ragazzi di ogni parte del mondo, qualsiasi sia il colore della loro pelle. Il loro arrivo nelle nostre città finisce sempre per sconvolgere la cosiddetta “macchina dell’accoglienza”, mandando in tilt le strutture e svuotando le casse pubbliche, come se si trattasse di un fatto nuovo e inaspettato. Eppure giungono sempre più numerosi. Basti dire che dei 358 migranti, arrivati quindici giorni fa nel porto di Palermo, i minori non accompagnati erano ben 60. “I comuni sono lasciati allo sbando” denuncia Barbara Evola, assessore alla Scuola del Comune di Palermo, ricordando la recente fuga dei minori che l’ente aveva inserito in varie comunità. Ne sa qualcosa Maria Puccio, assistente sociale dell’Ufficio nomadi, immigrati e rifugiati: “L’età media si è notevolmente abbassata rispetto al 2011. Molti di questi ragazzi – spiega – hanno appena 13-14 anni e partono perché lo ha deciso il membro più influente della loro famiglia oppure perché messi in fuga da conflitti e carestie. Ogni minore ha una propria storia, un trauma che cerchiamo di far rivivere grazie all’aiuto di medici specialisti”. L’iter giuridico e amministrativo previsto in genere per i minori, per i MSNA si rivela di particolare complessità. Occorre, innanzitutto, procedere all’identificazione ed all’accertamento della loro età e poi effettuare le opportune indagini familiari.
La presenza di un minore deve essere sempre segnalata al giudice tutelare, che deve provvedere a nominare un tutore. “In qualità di tutori procediamo con l’inserimento a scuola – ricorda la dottoressa Puccio. – Molti dei ragazzi sono analfabeti, ma hanno il desiderio di imparare presto un mestiere, in modo da potere inviare qualche soldo in patria”. “Le nostre lezioni sono frequentate da centinaia di MSNA – commenta la direttrice della Scuola di lingua italiana per stranieri dell’Università di Palermo, Mari D’Agostino. – Insegnare la lingua è difficilissimo ma di notevole importanza: la lingua è luogo dell’inclusione”. È tra i banchi che deve partire il percorso di inclusione sociale dei minori stranieri.
Perché a scuola nessuno dovrebbe essere straniero. “La scuola – sottolinea Mario Veca, dirigente scolastico del circolo didattico “F.P.Tesauro” di Ficarazzi, istituto che aderisce al progetto “Verso una scuola amica dell’Unicef” – vive le criticità e le emergenze del nostro tempo e cerca di risolverle quotidianamente, tentando di portare anche gli alunni stranieri al successo formativo”. L’impegno di tanti docenti e dirigenti non si ferma neppure davanti agli ostacoli burocratici o a circolari, come quella partorita dall’ex ministro Gelmini, che prevede un tetto massimo del 30% di alunni stranieri per ogni classe. “Se c’è la volontà di accogliere questi ragazzi non c’è percentuale che tenga. Occorrono solo metodo e progettualità”, chiosa Veca. Il dato di presenze di alunni stranieri nelle scuole del capoluogo dell’Isola non è omogeneo. Se in alcune scuole la componente non italiana è scarsa, in altre, come la “Madre Teresa di Calcutta”, è pari al 54% degli iscritti e rappresentativa di ben 25 etnie diverse. Solo qualche giorno fa l’amministrazione comunale ha conferito la cittadinanza onoraria a ottanta di questi piccoli studenti. “È un grande onore – ha detto il sindaco Leoluca Orlando – conferire a questi giovani alunni nati a Palermo da genitori stranieri la cittadinanza onoraria, che conferma il nostro ormai consolidato percorso di uguaglianza e a difesa dei diritti di tutti. Il mio ringraziamento va ai genitori che, dimostrando di amare Palermo, hanno scelto questo luogo per far nascere e crescere i loro figli”. (Luca Insalaco - Palermo)