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L’accoglienza nel trapanese e le dichiarazioni del prefetto Falco    versione testuale
Articolo di Margherita Leggio - Trapani

(14 maggio 2014) - Dallo scorso mese di ottobre ad oggi nel trapanese si è passati dall’accoglienza di 260 migranti, che erano ospitati nel Cara (Centro di accoglienza richiedenti asilo) di Salinagrande, nel capoluogo, a 2.100 extracomunitari distribuiti in 27 strutture di 12 Comuni della provincia. Una emergenza nell’emergenza, acuita domenica scorsa dal terzo sbarco, in 10 giorni, di centinaia di profughi, complessivamente 423.
“Premesso che dal punto di vista umano – afferma il prefetto Leopoldo Falco che domenica era ancora una volta al molo Ronciglio con i volontari e le forze dell’ordine – ogni volta che arrivano migranti per noi è un’esperienza molto forte, va rilevato che sulla carta l’accoglienza dovrebbe essere fra i 15 e i 20 giorni, ma i tempi a Trapani si dilatano sino a oltre un anno. Il problema reale è lo scarso numero di commissioni deputate al riconoscimento della protezione internazionale. A Trapani ve ne è una soltanto, opera al Cara di Salinagrande ed esamina anche le richieste provenienti dalle province di Agrigento ed Enna, con le quali saliamo a oltre tremila presenze. Sino a qualche mese fa questa commissione era competente anche per le province di Palermo e Messina, ma di esse ora si occupa una sottocommissione costituita nel capoluogo siciliano”.
Il rappresentante del governo rivolge poi un appello, in primis allo Stato: “La mia richiesta al Ministero dell’Interno – dice – è che vengano istituite altre due commissioni: una a Trapani e una che si occupi delle province di Agrigento ed Enna. In tal senso è già stato predisposto dai competenti uffici un decreto legge che attende soltanto d’essere approvato dal Consiglio dei ministri. Per abbattere i tempi di permanenza nei Centri di accoglienza deve, infatti, intervenire lo Stato. Inoltre, chiederò che vengano attivati sia efficaci ponti aerei nello stesso giorno di arrivo dei migranti, sia strutture di smistamento dalla nave all’aereo. Noi in Sicilia stiamo facendo il massimo e lo Stato ci deve sostenere. Per quanto mi riguarda ringrazio i volontari, sempre disponibili a fronteggiare le emergenze”.
Emblematico il caso di un giovane proveniente dal Gambia e dallo scorso mese di gennaio ospitato in un Centro di accoglienza straordinario (Cas) di Castelvetrano, dove è giunto dopo avere trascorso due mesi all’interno di un Cie (Centro di identificazione ed espulsione), dove sarebbe finito per errore con alcuni connazionali. La Commissione territoriale, che dovrà valutare se potrà ottenere o meno lo status di rifugiato politico, in questi giorni ne ha fissato l’audizione fra oltre un anno: per il 22 maggio 2015.
Sui tempi elefantiaci per l’audizione è intervenuto anche il vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, delegato della Conferenza episcopale siciliana per le migrazioni: “Sono necessarie  – dichiara il prelato – più commissioni territoriali per ridurre le lunghe attese dei migranti. Così per come stanno le cose, se i migranti non vengono impegnati in attività nei centri d’accoglienza, li abituiamo all’ozio”.
I migranti arrivati domenica scorsa a bordo del pattugliatore della Marina militare “Sirio” sono stati recuperati nel corso di tre distinte operazioni di salvataggio. Fra di loro vi erano anche un disabile, 42 donne, delle quali 5 in stato di gravidanza, 65 minori, di cui 23 con meno di 4 anni e per la prima volta degli asiatici, provenienti dalla Cambogia. Gli ultimi tre maxi sbarchi hanno portato nel Trapanese complessivamente 1.734 migranti (424 il 1° maggio, 887 il 6 e 423 l’11), giunti da Nigeria, Costa d’Avorio, Mali, Eritrea, Ghana, Gambia, Togo, Sudan, Etiopia, Mauritania, Burkina Faso, Siria e, come si diceva, Cambogia.
“Minori non accompagnati – evidenzia il prefetto Falco – non ve ne dovrebbero essere, e in ogni caso per loro è previsto l’inserimento in apposite strutture. Molti, comunque, dichiarano di essere minori, ma non lo sono; inoltre, va accertato se i minori sono realmente da soli o se vi è un adulto che se ne prende cura. Una delle priorità è ricomporre le famiglie”.     
I nuclei familiari sono negli ultimi mesi in particolare siriani. Si tratta di gente facoltosa, ben vestita, in possesso di denaro e del passaporto, la quale poche ore dopo l’arrivo spesso fa perdere le tracce, ha fretta di andare via dall’Italia, per tutti soltanto un Paese di transito.
“In molti casi – conferma il rappresentante del governo – si tratta di gente distinta. Qualcuno di questi siriani ha raccontato che per effettuare il viaggio della speranza ha pagato 2mila euro per ciascun componente della famiglia e che quando si è dimostrato riluttante a salire sui barconi stipati con gli altri migranti è stato minacciato con le armi”.
Per accogliere i migranti in questa fase emergenziale tra i 27 centri attivati vi sono pure strutture alberghiere e case di riposo. I centri sono presenti a Trapani, Alcamo, Marsala, Castellammare del Golfo, Castelvetrano, Mazara del Vallo, Campobello di Mazara, Salemi, Vita, Custonaci, Valderice e Partanna. Nei centri Sprar sono accolti fra i 450 e i 500 migranti, mentre nel Cie di contrada Milo, a Trapani, attualmente se ne contano 50.
“Per seguire meglio i migranti puntiamo ad attivare strutture che non abbiamo, oltre un centinaio di posti letto. Tra i sindaci delle città che ospitano questi centri nessuno si è mai detto contrario, anzi la collaborazione è continua con tutti”.
Relativamente a possibili problemi di natura sanitaria che potrebbero crearsi sul territorio nel corso dell’accoglienza dei migranti, il prefetto Falco conclude: “I controlli medici sono molto attenti sin da quando i migranti approdano a Trapani. I medici che li hanno visitati hanno escluso qualsiasi rischio sanitario a motivo della loro presenza”. (Margherita Leggio - Trapani)