Sussidio Quaresima-Pasqua 2014 - Parola - 8 giugno - Domenica di Pentecoste 
8 giugno - Domenica di Pentecoste   versione testuale
La gioia del Risorto
La gioia del Risorto
Il risorto, innalzato alla destra del Padre, è colui che dona la vera gioia. Non si tratta della gioia del mondo: essa risplende proprio a partire dalle sue piaghe, nelle quali siamo guariti. La letizia del credente si può verificare proprio nel momento della prova. Ci consola il fatto che anche i discepoli si sono abituati nel tempo a riconoscere e vivere secondo la possibilità nuova offerta da Cristo: in principio sono chiusi, timorosi, a porte sbarrate per paura dei Giudei. Solo il frequente incontro domenicale con il Risorto li educa a conservare la sua gioia e la sua pace.
 
La gioia dello Spirito
Anche il dono dello Spirito è fonte di gioia: si tratta, come già abbiamo visto, della festa del perdono e della riconciliazione. “A chi perdonerete i peccati saranno perdonati”. Si tratta forse di una responsabilità che può far paura. Ma lo Spirito garantisce di restare nella presenza del Risorto, di poter vivere secondo la sua parola, di poter discernere i tempi e le modalità perché i figli perduti possano tornare nell’ombra rassicurante dell’amore del Padre.
 
La gioia per tutti
La seconda lettura articola ulteriormente le coordinate della felicità offerta dal Risorto nel suo Spirito: l’unico Dio “opera tutto in tutti” e “a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito”. Nella sintesi operata dallo Spirito uguaglianza e differenza si armonizzano, ciascuno è rispettato nella sua individualità, ma dall’incontro e dal contributo di tutti emerge l’unico corpo di Cristo. Non c’è una felicità riservata ai pochi vincitori di una gara ad eliminazione; e neppure l’appiattimento operato da un egualitarismo gretto e disumano.
 
Cominciarono a parlare in altre lingue
La gioia dello Spirito non probabilmente al centro della comune esperienza di vita di tanti cristiani. Esiste il terribile pericolo che essa venga misconosciuta, soffocata da altre preoccupazioni, o divenuta un fatto estraneo. Abbiamo bisogno di ritornare a Pentecoste: tornare ad essere docili alla presenza dello Spirito, per poter declinare in una molteplicità di linguaggi e di espressioni l’unica realtà della fede, per poter essere ascoltati e riconosciuti come portatori della gioia e della pace che vengono da Dio.
 
A lui sia gradito il mio canto
La preoccupazione per l’annuncio, per la testimonianza, non deve però trasformarsi in tendenza alla propaganda, all’esibizione chiassosa, alla ricerca artefatta di una incisività e visibilità. Il salmo che preghiamo oggi dice: «A lui sia gradito il mio canto; la mia gioia è nel Signore». Solo chi sa cantare gratuitamente, senza esibizionismi, davanti a Dio solo, può forse sperare che la sua armonia venga udita e contagi qualcun altro. Solo chi trova la sua gioia nel Signore, indipendentemente dalla manifestazione esteriore, può restare autentico nel momento della testimonianza.