Una sintesi catechistica per i formatori, i catechisti e i presbiteri
Il Giovedì Santo ci immerge nel cuore del mistero Pasquale: in questo giorno ha inizio il Triduo Santo. Il Vangelo di Giovanni, a differenza dei Vangeli sinottici, non racconta esplicitamente l’istituzione dell’Eucaristia, ma fa un’altra scelta: far riflettere i discepoli del Signore sull’amore concreto di Dio che si fa servizio, nella lavanda dei piedi, chiedendoci di imitarlo in pienezza. L’Ultima Cena rappresenta, nella vita del Cristo, uno tra i momenti più alti del suo amore per ogni uomo. Non solo si dona completamente, morendo per l’uomo sulla croce, ma si offre nel segno del pane: si spezza, si fa mangiare, affinché la sua vita divina nutra i suoi discepoli e diventi per loro slancio sempre nuovo per amare e farsi a loro volta pane spezzato, offerto e condiviso, per ogni fratello di ogni tempo e di ogni spazio. Dunque, la Lavanda è simbolo di questo amore, concreto, vissuto, sperimentato nel servizio oltre ogni limite umano! Il Figlio di Dio ama al di là della risposta dell’uomo e chiede, a coloro che lo scelgono come Signore, di imitarlo pienamente, senza condizioni o restrizioni: nella Sua logica, il servizio non è segno di umiliazione o di abbassamento. Egli è un maestro concreto, ama gratuitamente e sempre per primo, lasciando ai battezzati un mandato: “Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (
Gv 13,15).
Una sintesi catechistica per gli adulti
Il brano evangelico della lavanda ha come tema centrale lo stile, la vita, la missione del Signore: amare “sino alla fine”, cioè senza trattenere nulla per sé, senza calcoli o interessi personali. Gesù desidera solo riempire la vita dei suoi con il suo Amore: quell’Amore che dà alla vita dei discepoli senso e significato. Il battezzato, allora, non può non sentirsi interpellato da questo Amore abbondante che chiede, però, una risposta concreta di vita. Spesso amiamo solo a parole perchè è più semplice; infatti, amare secondo una logica tipicamente umana, non richiede fatica, non richiede il mettersi in discussione, non esige il lasciare le proprie sicurezze per fare spazio all’altro, anche se nemico. Servire, per Gesù, invece, significa deporre le vesti del proprio orgoglio, del proprio egoismo, della propria superbia e autosufficienza, per indossare il grembiule dell’amore che “tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (
1Cor 13,7). “Lavare i piedi”, allora, significherà amare, che nella logica di Dio è amare servendo tutti, indistintamente, anche se si trattasse di donare gratuitamente il perdono a chi “tradisce”.
Una sintesi catechistica per i fanciulli
Il brano del Vangelo ci presenta Gesù che compie un gesto esemplare per tutti i suoi amici. Si alza da tavola, toglie la sua veste e indossa il grembiule. Poi prende dell’acqua e inizia a lavare i piedi impolverati degli apostoli: al tempo di Gesù, questo era un compito riservato ai servi. Con questo Suo gesto, Gesù, il Signore, Lui che è Dio, il Re, allora vuole insegnarci che amare, servendo, è dimostrare nei fatti l’amore, senza paura o vergogna di farlo, anche a costo di andare contro quello che pensiamo. Il Signore anche oggi, continua a lavare i piedi ad ognuno di noi e ci chiede di fare lo stesso con gli altri, soprattutto coi poveri, coi bisognosi, con gli esclusi dal mondo. In questo giorno, allora, impegniamoci a cercare, nel volto degli uomini, il volto del nostro amico Gesù e, lavare i piedi agli altri, significherà donare un po’ di noi stessi, del nostro tempo e del nostro amore. Così saremo suoi veri amici, perché avremo fatto ciò che Lui vuole da noi.
Attività
Realizzazione: in questo giorno ogni ragazzo scriverà sulla sua settima orma una preghiera da posizionare sul cartellone vicino alla tappa.