La Domenica delle Palme costituisce il preludio alla Pasqua del Signore, unendo insieme il trionfo regale di Cristo e l’annunzio della passione. I testi eucologici e la proclamazione della Passione, orientano il nostro sguardo su Gesù, Re e Salvatore, mite e umile di cuore, l’Uomo della croce, obbediente fino alla morte e alla morte di croce. «Egli, che era senza peccato, accettò la passione per noi peccatori e, consegnandosi a un’ingiusta condanna, portò il peso dei nostri peccati. Con la sua morte lavò le nostre colpe e con la sua risurrezione ci acquistò la salvezza» (Prefazio).
In questa domenica siamo invitati a volgere lo sguardo sulla Croce, che, come canta l’antico inno di Venanzio Fortunato della Liturgia delle Ore (sec. VII), «è mistero di morte e di gloria, è l’albero fecondo e glorioso, è il talamo, il trono e l’altare al corpo di Cristo Signore, è la bilancia del grande riscatto, è il segno della nostra speranza: Ave, o Croce, unica speranza».
In tutte le nostre chiese vi è la presenza del Crocifisso: esso è una delle immagini più antiche e più care alla tradizione cristiana, il cui simbolismo precede la stessa interpretazione cristiana. La croce rappresenta il punto di intersezione tra il cielo (rappresentato dal cerchio) e la terra (rappresentata dal quadrato). Le sue braccia si distendono da un capo all’altro del mondo (simbolo spaziale) toccando i quattro punti cardinali e il suo tronco, piantato sulla terra, rappresenta l’asse attorno al quale ruota il mondo. La croce, infine, è un simbolo ascensionale, la sua verticalità (simbolo di Dio) si intreccia con l’orizzontalità (dimensione umana). Attirando lo sguardo su di sé, spinge l’uomo ad elevarsi verso Dio per ricevere in dono della salvezza promessa.
Nella liturgia cristiana, oltre alla presenza dell’immagine della Crocifisso, vi è l’uso di segnarsi con la croce: su se stessi, sopra le persone e le cose, in tutte le celebrazioni dei sacramenti e dei sacramentali.
Il segno della Croce sia compiuto con grazia e solennità, l’immagine della Croce sia illuminata e ornata, verso di essa si potrà invitare l’assemblea a volgere lo sguardo durante la preghiera dei fedeli.
Caratteristica particolare di questa liturgia è la proclamazione della Passione, che dovrà essere fatta con particolare cura e solennità, senza candelieri, senza incenso, senza il saluto del popolo e senza segnare il libro.
Le norme liturgiche invitano ad una sua proclamazione letta o in canto secondo il modo tradizionale, cioè da tre persone che rivestono la parte di Cristo, del narratore e del popolo.
Una particolare attenzione dovrà essere rivolta anche ai riti della Commemorazione dell’ingresso del Signore in Gerusalemme. Un rito con cui sin dall’antichità si commemora l’ingresso del Signore in Gerusalemme con la solenne processione, imitando le acclamazioni e i gesti dei fanciulli ebrei, andati incontro al Signore al canto dell’«Osanna».
I ministri e i fedeli partecipano a questa processione portando rami di palma o di altri alberi, acclamando con gioia al Signore Gesù. Proponiamo per la processione i seguenti canti: Osanna al Figlio di David (RN 105-106); A te sia gloria (RN 103); e all’ingresso in chiesa: Sei giorni prima della Pasqua (RN 107).
Per la benedizione solenne si può usare il formulario “Nella Passione del Signore” (Messale Romano, pag. 432) o eventualmente la Preghiera di benedizione sul popolo, 17 (Messale Romano, pag. 449).