Sussidio Avvento 2013 - Per la carità - 1 dicembre - I Domenica 
1 dicembre - I Domenica di Avvento   versione testuale
"E' ormai tempo di svegliarsi dal sonno"
 
Siamo ormai tutti consapevoli della grave crisi che impoverisce migliaia di famiglie, spinge ancora di più ai margini “gli ultimi” e crea un clima di precarietà e paura che provoca chiusure ed egoismi in chi è… “scampato”.
 
Gesù che nasce – in situazione “precaria” – ci spinge a guardarci dentro e verificare la capacità di solidarietà e condivisione di cui siamo capaci, che non necessariamente deve esprimersi attraverso il denaro – o non solo – ma può mettere in campo risorse ben più importanti, come la vicinanza, l’amicizia, il buon vicinato, il volontariato…
 
Le interviste che proponiamo sono solo esempi di quanto le comunità possono fare liberando la “fantasia della carità” davanti a donne, uomini, famiglie che vivono in situazione di disagio. Alcune sono reperibili (insieme ad altre) sul sito di Caritas Italiana:
 
 
Intervista ad un operatore Caritas di Reggio Emilia
 
Chi sono le “famiglie del Gelso”?
Sono famiglie che nelle province di Reggio Emilia, Modena e Bologna cercano di vivere il sacramento del matrimonio e la vita di famiglia, e in questa ricerca si rendono disponibili ad una “spiritualità del cortile”, cioè a guardarsi attorno per cogliere le necessità gli uni degli altri. In quest’ottica sono particolarmente attente alla situazione dei bambini che per qualsiasi ragione hanno bisogno da un momento all’altro (situazione di emergenza) di una famiglia, in attesa che si risolva un problema momentaneo (ad esempio il ricovero della mamma in ospedale o una sua partenza improvvisa) o che i servizi sociali attuino un piano per affrontare una situazione prolungata di difficoltà della famiglia naturale.
 
Da dove deriva questo nome?
Per identificare l’iniziativa intrapresa undici anni fa è stato scelto il nome di “Famiglie del Gelso”, perché “camminando insieme si possa crescere nella fede fino a poter far sì che il gelso del Vangelo sia trapiantato nel mare”. Ma nessuna “associazione” ufficiale perché la richiesta di aiuto è sempre valida per tutti gli sposi, compresi i non praticanti o quelli di religione diversa. Le famiglie, in quanto tali, sono già accoglienti, in quanto l’accoglienza fa parte del matrimonio.
 
Dal 1997 ad oggi, come è andata?
L’esperienza si propaga per contagio. Negli anni decine e decine di coppie si sono messe in lista, per cimentarsi in una forma di genitorialità inedita, difficile, confortate però dall’orizzonte temporale della prova, una manciata di settimane. E nessuno, quando un referente chiama, si deve mai sentire moralmente obbligato ad accettare. L’impegno ventilato alla famiglia, molte volte, si esaurisce in un accompagnamento spirituale del nuovo ospite. La preghiera è la prima forma d’accoglienza. Solo se il nucleo contattato ne ha in quel momento la concreta possibilità, poi, valuta liberamente l’eventuale presa in carico del minore, così come in qualche caso – al termine del mese di “emergenza” – potrà prolungare l’impegno in un affido vero e proprio se i Servizi Sociali saranno d’accordo. A tutt’oggi, a Reggio Emilia, sono più di 500 le situazioni a cui le famiglie accoglienti nell’emergenza hanno dato una risposta in collaborazione con gli operatori responsabili dei percorsi specifici.