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Lampedusa ancora maestra di accoglienza   versione testuale
Articolo di Nino Arena

(12 marzo 2013) - Centoquarantadue persone salvate in due distinte operazioni al largo di Lampedusa. L’accoglienza non è un optional, è più che un dovere, è una vocazione precisa, che nelle Pelagie coinvolge una struttura rodata e oliata, stagione dopo stagione, dal senso di umanità degli operatori e della gente dell’Isola. Torna sulla scena nazionale quel mondo ricco di esempi di generosità grandi e piccole, di cui Lampedusa è teatro, al quale la Fondazione Migrantes ha sempre guardato con interesse, ancora di più oggi, che sono spenti i riflettori del circo mediatico.
Il primo gruppo di 77 persone è giunto a Lampedusa intorno alle 5.15 di lunedì. I migranti soccorsi in nottata erano su un gommone alla deriva, a 145 miglia dall’Isola, che è stato agganciato e raggiunto da due motovedette della Guardia Costiera. Tra di loro anche tre donne.
Le condizioni degli extracomunitari, in gran parte etiopi, eritrei e somali, sono buone. A lanciare l’Sos con un satellitare erano stati gli stessi immigrati, imbarcati su un gommone partito dalle coste libiche.
Alle operazioni di soccorso hanno partecipato anche una nave della Marina Militare e alcuni mercantili in transito dirottati nella zona, fino a quando non sono intervenute le motovedette della Guardia Costiera.
Poche ore più tardi, alle 16.30, sono approdati gli altri 65 migranti, di nazionalità somala, tutti in buone condizioni, presi a bordo di una motovedetta della Guardia Costiera. La prima assistenza al gommone è stata prestata dal mercantile “Enrico Ievoli” e dal rimorchiatore “Gagliardo” (entrambi battenti bandiera italiana).
I migranti sono stati trasferiti al Centro di contrada Imbriacola per l’identificazione e da qui saranno smistati in altre strutture, anche se la chiusura dell’Emergenza Nordafrica, decretata dal Consiglio dei Ministri, ha reso tutto più incerto.
La misura di questa indecisione che percorre tutto il sistema-accoglienza è costituita da una vicenda singolare che unisce due estremi della nostra Italia, Lampedusa e Bergamo, dove un marocchino presente in Questura, perché sottoposto a fermo di polizia giudiziaria, ha fatto da interprete tra gli agenti e un ragazzino di soli 14 anni, che lunedì mattina si è presentato da solo negli uffici della polizia parlando arabo.
Il quattordicenne chiedeva aiuto, ma non parlava in italiano.
È così emerso che il piccolo egiziano era giunto da solo a Bergamo da Lampedusa, non si sa bene con quali mezzi e attraverso quali peripezie. Il piccolo, solo e senza sostegno, è stato affidato immediatamente a una comunità. Anche lui in attesa. Di un destino, di un percorso di vita, che sarebbe più facile da immaginare se solo l’Italia, la nostra Italia, avesse una legge sganciata dal fattore emergenza e che riuscisse a guardare al fenomeno dell’immigrazione non come a una questione di ordine pubblico, ma di programmazione delle opportunità e di umanità. Una strada che la gente di Lampedusa, pur tra mille incertezze, ha saputo tracciare.
(Nino Arena, Ufficio Migrantes Messina)