(21 febbraio 2013) - Entro Pasqua la costituzione della Fondazione partecipata, ai primi di luglio gli spazi espositivi già allestiti: a Lampedusa prende forma il Museo delle Migrazioni. Due barconi, abiti, teiere, testi sacri, lettere, fotografie, documenti personali: i segni tangibili dell'umanità in movimento. Questo e tanto altro materiale raccolto e in parte catalogato potrà finalmente testimoniare il dolore e la speranza che hanno mosso migliaia di uomini e donne, giunti sull'isola simbolo della ricerca di pane e speranza.
Una parte di Lampedusa ha coltivato a lungo il pio proposito del museo e il suo approdo verso la realtà è un sogno che si avvera. Il Comune nei giorni scorsi ha deciso di destinare a questa esigenza la propria attuale sede, un passo importante sottolineato all'Ansa con queste parole dal sindaco Giusy Nicolini: “È il frutto della volontà e dell’impegno di tutti i soggetti coinvolti nel realizzare un progetto importante: lasciare ai cittadini di oggi e di domani una testimonianza tangibile del ruolo di Lampedusa - ponte nel Mediterraneo, posto di soccorso e di accoglienza, primo approdo di migranti alla ricerca di democrazia, dignità e lavoro. Un presidio di cultura e di pace, il punto di partenza perché Lampedusa diventi un luogo di iniziative virtuose, un laboratorio di esperienze, di scambi culturali e di innovazione che rappresentino l’unicità del Mediterraneo e il legame tra le sue genti”. Un piano sposato fin dal 2011 anche dalla Fondazione Migrantes, che ha sostenuto l’associazione Askavusa, promotrice di un progetto visionario solo all’apparenza.
Nei giorni scorsi, alla riunione in cui il Comune ha reso nota l’intenzione di destinare i suoi locali all’esposizione dei reperti, hanno preso parte i rappresentanti degli enti e degli organismi che costituiranno la Fondazione partecipata, che darà vita al museo: oltre ad Askavusa e al Comune figurano l’Archivio della Memoria dei Migranti (rappresentati da Sandro Triulzi e Gianluca Gatta), Legambiente (Paolo La Rosa), l’Associazione Isole (Barbara D'Ambrosio e Costanza Meli erano collegate in videoconferenza). All’incontro hanno inoltre preso parte il professore Giuseppe Basile dell’Istituto Centrale del Restauro, il giornalista Mauro Seminara, che riserverà all’iniziativa una parte del suo prezioso archivio fotografico, e il capitano Giuseppe Cannarile, il quale ha comunicato che la Guardia Costiera metterà a disposizione alcuni spazi esterni dell'area portuale e provvederà alla salvaguardia di reperti e documenti, non soggetti a vincoli giudiziari trovati nelle barche dei migranti giunti sull'isola.
“Vogliamo realizzare un museo diffuso – spiega a questo proposito Giacomo Sferlazzo, presidente e anima di Askavusa – in maniera che possa rappresentare una ricchezza per tutta la comunità isolana e per Linosa. La Guardia Costiera recupererà una parte di Porto Vecchio e consentirà alcuni nostri allestimenti, mentre altri verranno realizzati alla Porta d'Europa e al centro di Lampedusa”. L'associazione Askavusa, inoltre, ha ottenuto l’autorizzazione a recuperare altri reperti rimasti nel “cimitero dei barconi” e quelli di eventuali altre imbarcazioni che giungeranno sull’Isola.
Molte sono le iniziative che potrebbero ruotare attorno al Museo delle Migrazioni: “Organizzeremo residenze di artisti che lasceranno qui le loro opere ispirate all'Isola; con il circolo Gianni Bosio di Roma abbiamo avviato un progetto per il recupero della storia orale di Lampedusa e tra qualche mese cominceremo a raccogliere le prime interviste. Ma è nostra intenzione anche far tornare qui alcuni dei tanti migranti approdati a Lampedusa perché possano testimoniare il loro percorso di vita”. “In questo senso – ha detto all'Ansa Giusy Nicolini – è significativa la partecipazione dei migranti, che più volte hanno espresso il desiderio di condividere la loro esperienza e le modalità della sua rappresentazione”.
(Nino Arena-Ufficio Migrantes Messina)