(11 gennaio 2013) - Le aliquote applicate al pagamento dell’IMU sulle case degli italiani all’estero, iscritti nell’apposito registro AIRE, sono state oggetto di discussione sin dal primo momento. Infatti, nell’80% dei casi essi sono obbligati a pagare l’aliquota più alta sulla casa posseduta in Italia, considerata abitazione secondaria; casa non affittata, non data in comodato d’uso e sulla quale si pagano le utenze. Sin dall’inizio, l’on. Narducci e il sen. Micheloni si sono opposti, a livello parlamentare, contro l’evidente discriminazione operata nei confronti dei connazionali all’estero e ora hanno raccolto le proteste degli italiani emigrati che “vogliono essere trattati costituzionalmente come quelli residenti in Italia” per quanto concerne il pagamento IMU”. Si tratta di una discriminazione chiara ed evidente in cui si ravvisano profili di incostituzionalità e di violazione dei Trattati UE.
Con queste argomentazioni, i due parlamentari eletti all’estero hanno inoltrato ricorso al TAR di Campobasso chiedendo la sospensiva del regolamento IMU emanato da un Comune del Molise, che tassa la casa posseduta dai suoi concittadini residenti all’estero come abitazione secondaria (seconda casa). I due Parlamentari si sono assunti anche l’onere finanziario di tale operazione.
In pari tempo, i due parlamentari hanno preparato un esposto alla Commissione UE che ogni cittadino italiano interessato potrà scaricare, a partire da martedì 15 gennaio, da un sito neutro (www.e-avvocato.com) e inviarlo al destinatario.