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Lampedusa: un sogno chiamato Libertà!   versione testuale
Articolo di Felice Romano
(31 ottobre 2012) - Mai avevo capito cosa significasse davvero il verbo “approdare”… un fiato, un pensiero, un respiro, un sospiro... e la mente che si pone nel vento e raggiunge quasi sempre nell’immaginario collettivo un’isola; l’unico posto fisico che, rinchiuso in se stesso, a girarsi intorno, lascia paradossalmente tanto spazio alla fantasia… perché, in qualsiasi latitudine tu guardi, riesci a perderti sempre in quanto di più bello Dio ha creato: il mare!
Avevo vagato tra molti sogni e raggiunto molte isole piene di sole e di azzurro, di sogni e libertà; così, quando anni fa sentii per la prima volta parlare di Lampedusa e prenotai il mio viaggio, fui preso dalla solita smania di andare a cercare un altro sogno tra i sogni vissuti, che potessi poi riporre nel cassetto dei ricordi per aggiungere storie alla mia storia, ma non fu proprio così.
Le immagini dell’isola proiettavano quasi sempre sbarchi di coloro che “ingombrano il mondo”, tante vite spezzate dal destino, che a gruppi (clan) si lasciavano andare nel mare, per approdare al loro sogno, chiamato appunto Libertà: erano e sono i clan destini! L’isola così diventava il posto su cui sbarcavano gli “avanzi del mondo”, quelli che “non servono”, a cui “non devi dar conto”. Preoccupazioni varie non mi vietarono però di procedere nel mio intento di vedere quali meraviglie nascondesse questa magica isola, che nonostante i problemi era un crocevia del Mediterraneo da tanti secoli e resisteva al suo isolato isolamento.
Sbarcai, per la prima volta, in un ormai lontano mese di giugno. Dall’oblò del finestrino dell’aereo che mi portava, vidi quella lingua di terra che, spalmata in mezzo al mare che scoprii essere il più bello del mondo, fa da ponte tra l’Africa e l’Italia e che chiamano Lampedusa.
Se esiste il paradiso io lo immagino cosi! La veduta che offre “l‘Isola dei conigli” dall’alto non ha altre possibilità di essere descritta! Vai li per la prima volta e non ti viene la voglia di scendere ad assaggiare il mare… resti muto, immerso in quella immensità di colori. Lo spessore del mondo prende forma e ti fa essere, nello stesso momento in cui lo vivi, tu stesso universo nell’universo.
Ma le sorprese non finiscono. L’isola riserva tante sfaccettature. Paradossalmente, un’isola che ha nel suo meraviglioso mare il pezzo forte, per me assume un contorno di magia quando vai nella parte alta… lì, parlando di sogni, è come se all’improvviso ti trovassi al centro della luna. Con lo scooter, spesso, all’imbrunire vado a perdermi in quella radura lunare; mi fermo ed osservo il silenzio, mentre l’imbuto del buio mangia i colori e regala magia! Ma la meraviglia tocca l’apice quando il telo del cielo si scioglie e ti ritrovi tutto solo in un silenzio assordante.
A Lampedusa, tutte le strade portano al porto, che è un po’ come tutti i porti del mondo… pullula di barchette variopinte, di banchine ancora grezze, di pescatori e turisti che si mescolano tra loro in un vociare di colori e odori, suoni e culture, che si intrecciano e fanno da contorno sonoro a quella magia.
La gente! Schietta, diretta, fiera, ospitale, cruda ma solidale, con un cuore grandissimo… potrei descriverla con una sola parola: Vera! Ma forse anche questo termine è sbagliato, perché la gente di Lampedusa… fa semplicemente la Gente! Se in ogni parte del mondo vi fossero persone come “loro” forse il mondo sarebbe un posto migliore per tutti.
E mentre vivi Lampedusa non te ne accorgi, ma entri in una dimensione del tutto nuova; è solo dopo, quando la lasci, che già nei primi metri del tuo volo inizia la voglia di ritornarci e l’altra magia, l’ultima e la più magica, è che chi è stato su quest’isola vive uno stato di appartenenza perenne.
Tra le scartoffie delle scrivanie imbrattate di pratiche, spesso mi ritrovo lontano da li, ad immergermi nella folla vociante di via Roma o nello splendido scenario della “Tabaccara” e questo succede per qualche minuto, quasi ogni giorno. No, a Lampedusa non approdano solo i migranti o i turisti, ma anche i sogni vivi di chi vuole un pezzo di paradiso all’interno di ogni sua singola giornata.
(Felice Romano, cantautore napoletano “stregato” da Lampedusa)