(4 giugno 2012) - Il 50° anniversario di sacerdozio è sempre un evento di festa che abbraccia tutta la Chiesa: dono per chi ha ricevuto la grazia del servizio ministeriale, dono per la comunità che ha la fortuna di condividere quel patrimonio di esperienza formatasi nel tempo. Per l’occasione, la comunità linosana si è raccolta attorno al suo parroco, don Ignazio Giunta, per rendere grazie al Signore. La Chiesa di San Gerlando, gremita di fedeli, ha avuto la gioia di ascoltare le parole mai banali e ricche di umanità del Pastore della Chiesa agrigentina, monsignor Francesco Montenegro, che, accompagnato dal parroco di Lampedusa, don Stefano Nastasi, ha voluto essere presente per ringraziare il suo sacerdote a servizio della Chiesa in una terra di confine come Linosa.
Abbiamo intervistato don Ignazio per farci raccontare la sua esperienza sacerdotale.
Quando è nata la sua vocazione?
Sono cresciuto in una famiglia molto religiosa, la mia vocazione è nata da bambino e i miei mi hanno sempre sostenuto e accompagnato nel discernimento vocazionale. Ho fatto la scuola media in seminario, poi il liceo classico e, infine, per completare il mio percorso formativo ho studiato
Teologia.
Quando è stato ordinato?
Sono stato ordinato il 24 aprile 1962 nella Cattedrale di Agrigento, dal vescovo di allora, monsignor Giovanni Battista Peruzzo.
Quale è stata la sua esperienza pastorale?
Il primo incarico mi è stato affidato a Raffadali, dove sono rimasto per 2 anni e mezzo; quindi, sono stato 16 anni e mezzo a Camastra, 6 anni in Tanzania, 14 a Favara e 6 a Naro.
Quale è stata l'esperienza che più l'ha segnata?
Ogni impegno mi ha lasciato qualcosa dentro. Senza dubbio l'esperienza più forte è stata quella africana; mi ha segnato di più per la semplicità nello stile di vita, nei rapporti interpersonali ...
Quando le hanno comunicato di dover venire a Linosa, cosa ha pensato?
Ho chiesto io di venire a Linosa. Stavo cercando un posto tranquillo, in modo da avere una piccola parrocchia e riposarmi. Quando sono arrivato, ero desideroso di conoscere l'Isola e, visto che mi piace fare lunghe passeggiate, ne ho approfittato per esplorarla tutta a piedi. Poi ho iniziato a conoscere la gente dell’Isola e con loro ho instaurato da subito buoni rapporti.
Cosa ne pensa del flusso migratorio che ha investito la nostra Isola nell’ultimo periodo?
Penso che Linosa non sia la loro meta, ma solo un punto d'appoggio prima di
arrivare sulla terraferma. L'Europa ha sfruttato l'Africa e ora si ritrovano con il bisogno di avere di più, poi la televisione è un veicolo di informazioni alterate, in cui l'Italia appare ricca e senza problemi. E gli italiani, popolo di ex migranti, non li accolgono bene forse per paura...
Una volta terminato il suo mandato a Linosa, le piacerebbe rimanere?
Non ho un mandato a tempo determinato. Fino a quando sarò in salute rimarrò qui. Dopo Linosa accetterò incarichi come collaboratore nelle varie Chiese e non come responsabile.
Ci parli dei festeggiamenti in onore del suo Giubileo.
Ho sentito vicina tutta la mia comunità e sono stato molto felice e grato al Signore per la presenza del nostro Arcivescovo, mons. Francesco Montenegro; del parroco di Lampedusa, don Stefano Nastasi, e del mio predecessore, che hanno voluto condividere con me questo momento di gioia. Successivamente sono andato a festeggiare a Naro, con la mia famiglia e i miei amici.
(Giusy Remirez e Salvatore Tuccio)