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La Chiesa che non tace   versione testuale
Marsala, 20 dicembre 2011, presentazione del libro del vescovo mons. Domenico Mogavero

(21 dicembre 2011) - Il libro è stato scritto insieme a Giacomo Galeazzi per le edizioni Bur-Rizzoli. Mogavero è componente della commissioni per le migrazioni della Cei ed è vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo, la città (con la sua casba, il quartiere arabo antico) dove vive la comunità siciliana più numerosa di musulmani. Nel suo libro racconta l’esperienza di frontiera a Mazara del Vallo, città che s’affaccia sul mar Mediterraneo, quel Canale di Sicilia che da lavoro ai mazaresi ma che, purtroppo, è stato anche un tragico luogo di morte per molti immigrati. Nel libro si parla anche di Silvio Berlusconi, il futuro dell’Italia e le sfide di oggi. L'iniziativa è organizzata in collaborazione con Libera, l'Unione Giuristi Cattolici Italiani e la libreria Giunti al Punto di Via XI Maggio.
Dialogheranno con Mogavero, Giacomo Di Girolamo (www.marsala.it), l’avvocato Nino Alabiso (Unione Giuristi Cattolici Italiani) e Salvatore Inguì (Libera).
Per il grande pubblico monsignor Mogavero è il battagliero vescovo che da Mazara del Vallo solleva una voce di protesta contro l’intollerabile situazione dei migranti. Ma il suo impegno, non sempre istituzionale, è iniziato molti anni fa. Che fosse attivo al fianco del cardinale Ruini, o come vescovo della diocesi di Mazara – avamposto cristiano alle porte dell’islam – o, ancora, nella Commissione episcopale per le Migrazioni, Domenico Mogavero non ha mai rinunciato, pur rimanendo uomo di Chiesa, alle grandi battaglie civili. Al contrario, ha continuato a rivolgersi al cuore delle persone, alla sua parte più combattiva e assetata di giustizia.
In quanto vescovo ho in mente una visione di Chiesa e una visione della società e della storia che hanno una loro organicità e coerenza. In tale prospettiva, mi adopero secondo le mie possibilità per mettere in comunicazione Chiesa e società perchè entrambe a servizio della persona in attuazione del progetto di Dio. Se le due realtà, l’ecclesiale e la civile, camminano ciascuno per conto proprio a soffrire sarà soprattutto l’uomo del nostro tempo, incapace da solo di elaborare una sintesi soddisfacente con la quale leggere e interpretare il presente in una luce trascendente, della quale hanno bisogno tutti, credenti e non credenti... Vanno allora compresi in questo contesto, le mie prese di posizione, che non sono fatti episodici ma tasselli di un disegno unitario che cerco di tradurre nel tempo attraverso una progettualità pastorale attenta non solo alle emergenze intraecclesiali, ma anche alle grandi istanze del mondo moderno”. (Marsala.it)