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No a restrizioni sul lavoro per bulgari e romeni   versione testuale
Una risoluzione approvata il 15 dicembre 2011 dal Parlamento Europeo

(16 dicembre 2011) - Approvata la risoluzione: "non ci sono giustificazioni di tipo economico per restringere il diritto fondamentale di poter vivere e lavorare in qualsiasi paese UE''
Tutti gli Stati membri dell'Unione europea, Italia inclusa, dovrebbero eliminare le barriere al mercato nazionale del lavoro verso bulgari e romeni.

E' quanto si legge in una risoluzione approvata ieri dal  Parlamento Europeo, secondo il quale ''non ci sono giustificazioni di tipo economico per restringere il diritto fondamentale di poter vivere e lavorare in qualsiasi paese UE''.

La risoluzione, presentata dai gruppi del PPE, S&D, ALDE e Verdi, chiede a tutti gli Stati membri di abolire le ''misure transitorie'' e di accettare bulgari e romeni nel proprio mercato del lavoro entro al fine del 2011. Una richiesta che reitera quella fatta in una risoluzione del 25 ottobre scorso sulla mobilita' dei lavoratori nell'UE.

Le nazioni UE potranno prolungare il bando temporaneo dei lavoratori bulgari e romeni per altri due anni, cioe' fino al dicembre 2013, ma solo se comunicheranno alla Commissione, entro il 31 dicembre di quest'anno, quali sono le ''serie minacce'' al loro mercato del lavoro. Secondo l'assemblea di Strasburgo, i dati forniti recentemente da Eurostat mostrano inoltre che la presenza di lavoratori romeni e bulgari non ha inciso in maniera significativa ne' sulle retribuzioni ne' sul tasso di disoccupazione dei paesi di accoglienza.

Alla fine del 2010, infatti, i lavoratori mobili provenienti da Romania e Bulgaria, residenti sul territorio di un altro Stato membro, rappresentavano lo 0,6% del totale della popolazione dell'UE. Austria, Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Olanda e Gran Bretagna hanno ancora in vigore delle restrizioni per l'accesso al loro mercato del lavoro per gli immigrati dei due paesi. La Spagna ha delle restrizioni nei confronti dei romeni, ma la Commissione ha approvato la restrizione temporanea fino al 31 dicembre 2012, riconoscendo i ''seri problemi'' del mercato del lavoro spagnolo.