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 Sussidio Avvento-Natale 2011 - Battesimo del Signore, 8 gennaio - Introduzione biblico sapienziale 
Introduzione biblico sapienziale   versione testuale
Rinati in Cristo, viviamo nell’amore del Padre
Il punto di arrivo
 
Possiamo considerare il brano evangelico di questa domenica come il punto di arrivo di tutto il percorso che, a partire dalla prima domenica di Avvento, ci ha condotti a riscoprire la paternità di Dio, che ci è restituita in Gesù. Egli appare come la realizzazione di una figliolanza che non implica dipendenza, minorità, soggezione, ma piena realizzazione e capacità di entrare in relazione.
L’evangelista Marco ci conduce a contemplare questo mistero con la consueta essenzialità, puntando l’attenzione soprattutto sui gesti e sul loro denso valore simbolico.
 
 
Il più forte…
 
All’inizio del brano il Battista annuncia l’arrivo di colui che è “più forte”: le sue parole sono intrise della mentalità e dello spirito delle antiche parole profetiche. Il Messia è necessariamente inteso come qualcuno che si impone, che possiede un’autorità e una superiorità schiaccianti: “non sono degno di chinarmi” dice Giovanni, percependosi come umile servitore, come anticipatore nei segni di una realtà che dovrà essere ben più profonda ed efficace; lo mostra bene la contrapposizione tra “acqua” e “Spirito Santo”. L’atteso sarà colui che immergerà il popolo nello Spirito stesso di Dio, che agirà con una potenza che deriva da Dio stesso. Giovanni sa di non poter fare questo, e necessariamente concepisce il “di più” che si attende dal futuro in termini di potere, prestigio, forza. Ma già la prima lettura, tratta dal libro di Isaia, ci mostra un profeta che previene i suoi ascoltatori dalla pretesa di poter dettare a Dio lo svolgimento dei suoi progetti: “le mie vie non sono le vostre vie”. L’evangelista mostra che le parole di Giovanni si realizzano in maniera del tutto inedita e imprevedibile, secondo i pensieri di Dio, che non corrispondono a quelli degli uomini.
 
 
…si abbassa come un servo
 
Gesù infatti si china, si abbassa di fronte a Giovanni, e riceve da lui il Battesimo. La scena, nel suo significato profondo, e nel suo impatto scandaloso, può essere paragonata a quella della lavanda dei piedi: il più forte si fa schiavo, servo di tutti. Alle parole di Giovanni (“non sono degno di chinarmi”) corrisponde il gesto esattamente contrario da parte di Gesù, che addirittura si fa battezzare da lui: infatti proprio nella disponibilità ad abbassarsi al livello dell’umanità peccatrice consiste la sua forza. Egli vede “squarciarsi i cieli”, come nell’invocazione accorata del popolo profetico, ascoltata nella Prima Domenica di Avvento: “se tu squarciassi i cieli e scendessi!”. E nel Battesimo egli è veramente disceso: non c’è più nessuna barriera tra Dio e il suo popolo; la comunicazione è pienamente riaperta.
 
 
La sua forza
 
Lo Spirito è visto effondersi innanzitutto su Gesù: ciò significa che nella sua persona, nel legame con lui, potrà avvenire il Battesimo nello Spirito. Anch’esso si realizza in un modo differente rispetto all’effusione di massa che probabilmente Giovanni si aspettava. La voce del Padre puntualizza quale tipo di forza e potenza si manifestano in lui: la forza dell’amore e della benevolenza divina. In lui, il Figlio amato, ognuno potrà ritrovare l’amore di Dio. Credere in lui e farsi battezzare significa essere rigenerati da Dio, poter “amare Dio e osservare i suoi comandamenti” (Cf. 1Gv 5,2-3). Una vita nuova comincia per chi accoglie la rinascita in lui: a buon diritto questa può essere definita una “vittoria sul mondo” (Cf. 1Gv 5,4-5).
 
 
Vincere il mondo con la fede
 
Si può quindi rafforzare la profonda convinzione educativa che anima la Chiesa, illuminata dallo Spirito, pronta a seguire i passi del suo Signore. La sfida non è perduta in partenza: il “mondo” così come è inteso dalla Lettera di Giovanni non è un nemico irriducibile, che imprigiona irrimediabilmente coloro che ne fanno parte: esso può essere “vinto” non con la violenza, ma con la forza della fede e dell’amore. La vittoria si concretizza nel momento in cui le persone vengono sottratte dai meccanismi perversi che impediscono di cercare la verità nella libertà, e sono restituite alla relazione gratuita con il Padre. La “vittoria sul mondo” di cui parla Giovanni non è contro, ma a favore del mondo stesso, e realizza quanto già ascoltiamo nella prima lettura: “Tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano, a causa del Signore, tuo Dio”. La testimonianza della Chiesa permette di ritrovare un polo di attrazione verso una vita buona, caratterizzata dalla giustizia e dalla pace. A questo tutti possono essere rieducati, le giovani generazioni, come anche gli adulti. O meglio: le giovani generazioni insieme a quelle adulte. Forse proprio il compito educativo è un’occasione decisiva, che è donata per poter essere rinnovati. Non è mai troppo tardi per convertirsi; ma è bene accogliere al più presto il momento favorevole: “Cercate il Signore, mentre si fa trovare” (Is 55,6).