Ufficio Nazionale per la pastorale della famigliadella Conferenza Episcopale Italiana
 Cerca
ti trovi in:  Convegno di studi - Roma, 25/27 novembre 2011 - News e interventi - Intervento di Davide e Nicoletta Oreglia 
Intervento di Davide e Nicoletta Oreglia   versione testuale
Il bene comune e l'identità della famiglia






Le luci e le ombre di cui parla Familiaris Consortio le vediamo anche dalle finestre della nostra famiglia.
Stretti come siamo da tempi di lavoro che sempre più spesso non tengono conto della cura dei figli e della nostra relazione coniugale, abbiamo corso il rischio di pensare che la pienezza per noi non fosse possibile in questo tempo. Che si dovesse sacrificare qualcosa perché tutto non si poteva avere. Dopo aver realizzato che le scienze umane erano sì a nostro servizio ma non sarebbero state la nostra salvezza, che non si trattava di appropriarsi di una tecnica in più per far quadrare i conti delle nostre relazioni, abbiamo iniziato a pensare che si dovesse tornare alla radice del nostro essere segno/sacramento per il solo fatto di vivere la nostra relazione di sposi. “Dio è amore e vive in se stesso un mistero di comunione personale di amore. Creandola a Sua immagine e continuamente conservandola nell’essere, Dio iscrive nell’umanità dell’uomo e della donna la vocazione, e quindi la capacità e la responsabilità dell’amore e della comunione”. (F.C. 11)
Allora il primo peso è caduto dalle nostre spalle e noi abbiamo avuto un’iniezione di speranza: ecco, la comunione e l’amore che desideriamo vivere fra di noi ci è possibile non solo perché ci impegniamo, non perché siamo più bravi degli altri ma perché Dio ci ha già regalato tutto il “kit” di riuscita della nostra coppia e famiglia. Si tratta di spacchettare un dono ricevuto e che forse abbiamo messo da parte!
Ma come fare? Il primo impulso, trattandosi di una faccenda da Dio, può essere quella di partire per andare a cercare il nostro Creatore e chiedere a Lui lumi ulteriori. E qui Familiaris Consortio ci viene incontro come un padre e una madre insieme perché con un’insistenza unica, come quella che abbiamo noi nei confronti dei nostri figli, ci dice e ridice che non c’è strada da fare fuori da noi, ma dentro di noi. Non si tratta di divenire simil presbiteri ma autentici con-giogati.
E allora pone l’accento su ciò che di peculiare abbiamo noi sposati e che se non doniamo noi al mondo chi potrà farlo? Ci stiamo riferendo alla più bella definizione di famiglia che F. C. riprende da Gaudium et Spes “intima comunità di vita e di amore”.
Che meraviglia! Questo dà una dignità al tempo che tutti noi abbiamo trascorso per grazia di Dio a tessere le relazioni nella nostra famiglia. Le parole, i silenzi condivisi, le lacrime e le risate, i pranzi della festa e quelli della ferialità, tutto ma proprio tutto questo concorre a creare intima comunità di vita e di amore.
Ecco che nessuno di noi inizia più a pensare che si debba andare lontano dal nostro quotidiano, c’è un regno di Dio che spetta a noi portare per grazia di Cristo, e nel Sacramento delle nozze siamo abilitati a compiere questo sapendo che si tratta di gesti concreti, quotidiani e insieme sacri.
Non saranno i profumi di incenso a salvare le nostre famiglie, ma piuttosto il profumo di una casa che si fa Chiesa Domestica perché come “Agenzia periferica della Trinità” diviene canale dello Spirito Santo per sé e per gli altri.
E a ben pensarci è questa la nostra missione “custodire, comunicare, rivelare l’amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità e dell’amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa.” F.C. 17
Insomma siamo immersi nella relazione, il nostro Dio vuole creare con noi una relazione autentica di amore, allora più ci immergiamo nel nostro proprio antropologico e teologico e meglio sbocciamo come fiori di comunione. Ricordando a noi stessi che “lo Spirito Santo effuso nella celebrazione sacramentale offre agli sposi cristiani il dono di una comunione nuova, che è immagine viva e reale di quella singolarissima unità,che fa della Chiesa l’indivisibile Corpo mistico del Signore Gesù.” F.C.19.
Il memoriale diviene via di vita per la nostra famiglia, scoprire e ridirsi con gratitudine quando abbiamo sentito nettamente la potenza dello Spirito che generava e rigenerava la comunione fra di noi. Compiere questo con la saggezza di chi sa che il Divino Costruttore di Intimità e di Amore si sarà mosso altre mille volte con potenza che noi non abbiamo colto perché distratti da altro.
Regalare al nostro coniuge, e lasciare che lui lo regali a noi, questo sguardo di contemplazione ci porta ad essere quei testimoni di cui i nostri figli hanno tanto bisogno e che sanno dire : “Ecco, il Signore mi ha salvato, ci ha salvato dal paese di Egitto” cioè dalle schiavitù grandi e piccole che imbavagliano la nostra capacità di essere comunione fra noi e per gli altri.
La nostra forza sta nel Signore, non cadremo mai fuori dalla mano di Dio, e per questo possiamo dire “famiglia diventa ciò che sei”, non temere, il Tuo Custode e Creatore non cessa mai di essere presente “in ogni focolare cristiano … perché ogni famiglia sappia generosamente portare il suo contributo all’avvento nel mondo del Suo Regno” F.C. 86.
Possiamo farcela…. certo che possiamo!!