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Scoprire la città multietnica guidati da migranti   versione testuale
Parte il progetto "Roma migranda"

(19 maggio 2011) - Parte il progetto "Roma migranda", promosso dai tour operator Viaggi solidali e Talenti italiani insieme a Oxfam, Acra e Ifad. I nuovi ciceroni arrivano da Cina, Egitto, Senegal, Ucraina, Kenya (di Laura Badaracchi) (Roma Sette)
 
Accanto alla chiesa di San Vito, alle spalle di via Merulana e all'ombra dell'Arco di Gallieno, un centro islamico dove i musulmani vengono a pregare cinque volte al giorno. «Nella mia città natale, Il Cairo, si possono vedere luoghi di culto cattolici e islamici così vicini, pure a Gerusalemme. Ma colpisce che succeda anche in una città occidentale: è un grande segno di tolleranza». Wael Elmenshawy, 31 anni, ha illustrato con questa sottolineatura un angolo del quartiere Esquilino sconosciuto alla maggioranza dei romani, e certamente ai turisti, durante una delle tappe del tour “Roma migranda”. L'iniziativa ha debuttato ieri (mercoledì 18 maggio 2011), in mattinata, a partire dalla Porta magica in Piazza Vittorio Emanuele – una delle piazza più grandi d’Europa e cuore del rione –, promossa dai tour operator Viaggi solidali e Talenti italiani insieme a Oxfam, Acra e Ifad.
 
Alla passeggiata “pilota” – che si replicherà lunedì 23 maggio alle ore 10.30 – hanno partecipato una ventina di persone: oltre due ore e mezza per scoprire un'erboristeria cinese e una bottega senegalese, un tempio buddhista “nascosto” fra le case e Santa Maria del Soccorso, chiesa nazionale russa di rito bizantino in via Merulana, per concludere l'itinerario al Nuovo Mercato esquilino (diviso tra abbigliamento e alimentari) e all'antico teatro Ambra Jovinelli, «palcoscenico ideale per assistere allo spettacolo che ogni giorno questo rione ospita», sottolinea Laura Valieri di Viaggi solidali, responsabile della formazione delle guide migranti romane e di questa nuova esperienza. «Solo un assaggio del giro che, dal prossimo settembre, proporremo alle scolaresche e ai turisti, romani compresi», precisa. Il know-how dell'esperimento viene da Torino, dove già da un anno un gruppo di stranieri residenti da tempo in Italia ha seguito un corso e accompagna i gruppi alla scoperta del quartiere multietnico di San Salvario e di Porta Palazzo.
 
Infatti la particolarità è che i “nuovi ciceroni” sono tutti migranti, anche nella capitale. Oltre a Wael, si stanno preparando altre guide molto qualificate: il 28enne senegalese Lamine Ka, da due anni in Italia, che ha seguito un master di turismo responsabile presso il Cts a Roma; poi c'è Wen Hu, cinese trentaseienne, da più di 10 anni nel nostro Paese, appassionato di elettronica e di storia orientale. A loro si affiancano l'insegnante d'inglese Marion Mutahi Kenya, 42 anni, dal 2006 in Italia, e la coppia di ucraini Oksana Boyko (29 anni, un dottorato in scienze sociali alla Pontificia università San Tommaso d'Aquino-Angelicum) e Mykhylo Duminsky – chiamato da tutti Michele –, 32 anni, che lavora come fotografo e operatore di ripresa, e contemporaneamente alla reception di un hotel. Sposati, di rito cattolico orientale, sono convinti che “Roma migranda” possa favorire «l'integrazione e la conoscenza tra le diverse comunità etniche». Inoltre, ha aggiunto Michele, «qui all'Esquilino è possibile incontrare tutto il mondo a chilometri zero; di solito si visita la Roma imperiale, medievale e moderna, non quella multietnica»: nel quartiere scelto per la passeggiata, infatti, gli immigrati «rappresentano il 41% della popolazione residente», ha precisato Lamine.
 
Michela Valentini ci abita da tempo; anche il tour operator Talenti italiani, di cui è responsabile, ha la sede nello stesso luogo, abituato fin dall'Ottocento alla presenza di “migranti italiani” (piemontesi in testa, poi marchigiani, abruzzesi, laziali e meridionali confluiti sul territorio in particolare dopo l'Unità d'Italia). Circa trent'anni fa cominciarono ad arrivare senegalesi, eritrei e maghrebini, seguiti da bangladesi e cinesi. Oggi, oltre a queste presenze radicate, il quartiere vede la compresenza di «sindacati, associazioni di immigrati e d'italiani. E la scuola elementare “Di Donato”, aperta tutto l'anno, dove i bambini delle varie nazionalità imparano a convivere, come pure l'Orchestra di Piazza Vittorio, uno degli esempi più belli dell'integrazione tra culture differenti attraverso la musica».