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Vivere insieme   versione testuale
Un rapporto di 9 saggi del Consiglio d'Europa

(13 maggio 2011) - Presentato ai Ministri degli Esteri dei 47 Paesi europei il rapporto “Vivere insieme. Combinare diversità e libertà nell’Europa del 21/mo secolo”. Indicate 59 azioni per favorire l’integrazione e la convivenza.
 
Reggio Emilia è l’esempio pratico di come le città europee possono affrontare positivamente la sfida rappresentata dall’integrazione degli immigrati e altre minoranze nel tessuto sociale. A portare come modello la città italiana, che a livello nazionale è quella con la più alta incidenza di cittadini immigrati sulla popolazione residente, sono stati i nove saggi che hanno redatto per il Consiglio d’Europa il rapporto Vivere insieme. Combinare diversità e libertà nell’Europa del 21/mo secolo presentato ieri ai Ministri degli Esteri dei 47 Stati membri dell’organizzazione paneuropea.
Secondo i saggi, la formula adottata dall’amministrazione di Reggio Emilia, una delle città che ha aderito al progetto del Consiglio d’Europa “città interculturali”, dovrebbe essere largamente diffusa. “Gli amministratori locali hanno una grande responsabilità nel favorire determinati processi che permettono alle persone di vivere insieme senza conflitti”, si legge nel rapporto.
In particolare è stata elaborata una politica scolastica per incoraggiare un approccio positivo alla diversità a cui si affianca l’iniziativa di corsi di italiano per le madri straniere i cui bambini frequentano le scuole elementari, in modo che possano comunicare più facilmente con il corpo docente. La città ha inoltre introdotto dei mediatori culturali nei sei ospedali cittadini e ha lanciato un progetto per migliorare le relazioni linguistiche e culturali tra i cittadini stranieri e il personale medico.
I nove saggi – tra i quali la deputato italiana Emma Bonino – indicano nel rapporto 59 azioni che Stati e istituzioni devono mettere in atto se vogliono che l’Europa resti uno dei luoghi “più sicuri, liberi, sani, prosperosi, confortevoli e umani del mondo”.
Nel rapporto, i nove leader (Emma Bonino, Joschka Fischer, Timothy Garton Ash, Martin Hirsh, Danuta Hubner, Ayse Kadioglu, Sonja Licht, Vladimir Lukin e Javier Solana) esaminano i rischi a cui il continente andrà incontro se non riuscirà a integrare nel sistema sociale, economico e politico le comunità di immigrati e la sua minoranza più numerosa, quella dei Rom.
“Senza dubbio – si legge nel rapporto – sulla scena politica europea assistiamo a grandi cambiamenti ideologici e sociali”: la presenza di migliaia di persone virtualmente senza diritti, l’esistenza di società parallele, l’estremismo islamico. Questo stato di fatto – secondo i saggi – trova la sua spiegazione in un crescente sentimento di insicurezza degli europei e nell’aumento effettivo degli arrivi di immigrati. Ma molta della responsabilità per l’attuale livello di ostilità nei confronti di coloro che sono percepiti come diversi è da imputare ai media “visto che molti hanno giocato un ruolo attivo nel demonizzare immigrati e altre minoranze”. Altra causa, va ricercata nel fatto che sembrano esserci “pochi leader, politici, religiosi, della società civile, a livello nazionale o nelle istituzioni europee, in grado di ispirare fiducia attraverso una chiara visione del destino dell’Europa e una convincente strategia per perseguirlo”. Tra le misure concrete, che secondo i saggi devono essere prese immediatamente sia da tutti gli Stati membri che dalle istituzioni europee, viene indicata la necessità di elaborare una politica migratoria coerente e trasparente, in quanto la sua mancanza crea gravi problemi, che poi spesso ricadono sulle spalle delle comunità locali.
(ImmigrazioneOggi)